Dopo ben quindici anni di assenza da Prato, Alessandro Bergonzoni sarà ospite del Teatro Politeama Pratese stasera alle 21. "Trascendi e Sali" è il monologo proposto dall’artista bolognese, giocato tra impegno civile, vis polemica e guizzi di comicità. Lo spettacolo, frutto di una regia a quattro mani firmata insieme a Riccardo Rodolfi, si annuncia come ennesima prova della squisita abilità di Bergonzoni, premio Ubu nel 2009 quale migliore attore del teatro italiano, nel saper intrattenere il pubblico sul filo sempre teso di una capacità affabulatoria quasi funambolica.
Bergonzoni, che tipo di messaggio intende trasmettere con questo suo monologo?
"Lo spettacolo fa presagire già dal titolo un ‘trascendere e un salire’. Nella vita ci capita di sobbalzare ma poi non riusciamo a compiere quel salto in alto utile ad abbandonare la realtà cosi com’è. Siamo per natura incapaci di ‘crealtà ‘ e non sappiamo edificare una casa con i mattoni della ‘surrealtà’. Il che non significa prendere le distanze dal mondo o estraniarsi".
Che valore attribuisce alla parola?
"Una valore basso se mancano poetica e gioco. La parola esige una costruzione del pensiero che deve essere luce e possedere una carica intrinseca, tutto il contrario della banalità dei social. La creatività va applicata al sociale: non esiste poetica senza etica".
Quanta voglia di comunicare c’è in un periodo così difficile?
"Ho perso oltre sessanta date vivendo una situazione complessa come tanti miei colleghi. Ora la voglia è triplicata anche su invito della gente che oggi è assetata di teatro: una forma di socializzazione senza paragoni rispetto a qualsiasi altro genere di divertimento. La ‘sociovisione ‘ non basta e al pubblico manca terribilmente il rapporto dal vivo".
Cosa significa per lei tornare a Prato dopo tanti anni?
"E’ incredibile: sono passati addirittura quindici anni! Voi toscani avete orecchie molto attente, questo lo ricordo bene, perciò sono curioso di constatare cosa è successo nel frattempo. Venire al Politeama mi intriga molto perché è un esempio di come un gesto d’impresa abbia prodotto la buona cultura che fa crescere e nutre una città".
Guido Guidi Guerrera