
Einaudi ancora in carica e Gronchi appena eletto all’inaugurazione. La cronaca di un evento memorabile .
Due presidenti della Repubblica per l’inaugurazione di una storica mostra a Palazzo Pretorio. Era il 7 maggio di 70 anni fa, i presidenti Luigi Einaudi, agli ultimi quattro giorni di mandato, e Giovanni Gronchi, eletto nove giorni prima. La mostra era quella dedicata all’archivio di Francesco di Marco Datini, al suo eccezionale contributo agli studi sulla storia economica del medioevo. A idearla fu Federigo Melis, che dedicò anni della sua vita al riordino di quell’enorme giacimento di documenti per secoli rimasto nascosto a Palazzo Datini. Fu un evento. Dopo 70 anni, è doveroso ricordarlo.
Il treno presidenziale con Einaudi arrivò alle 9. Ad accoglierlo in stazione c’erano Gronchi, il vicepresidente della Camera Ferdinando Targetti e il vicepresidente del Senato Mario Cingolani, il sottosegretario alla presidenza del consiglio, il pratese Guido Bisori, il sindaco Roberto Giovannini. Poi l’arrivo in piazza del Comune gremita di persone e la cerimonia nel salone consiliare, in presenza del vescovo Fiordelli, quindi il taglio del nastro e la visita guidata alla mostra di Melis, poi quella al Duomo. Alle 13 Gronchi tornò a Roma, Einaudi partecipò a un pranzo a Palazzo Vaj, insieme ai soci del Misoduli (e a un gruppo di studenti jugoslavi, annota il portale storico del Quirinale). Ripartì per la capitale intorno alle 17, salutato con tutti gli onori. Fu una giornata storica per Prato.
L’Archivio Datini è forse la più ricca raccolta di documenti medievali giunta a noi: 150mila lettere, 550 libri contabili, 300 contratti di società e 400 di assicurazione, 6mila lettere di cambio, 5mila mandati di mercanzie, migliaia di altri documenti. Una miniera di informazioni su un periodo di quasi 60 anni (dal 1361 al 1420), per una area geografica che copre tutto il mondo cristiano dell’epoca. Questa fonte preziosa rimase ignorata sino al 1870, quando fu trovata in un vano di Palazzo Datini. Tanti gli studiosi che nel corso dei decenni successivi se ne sono occupati, ma il contributo più importante si deve a Melis. E fu lui che nel 1953 propose al presidente Einaudi, economista illustre, di organizzare la grande mostra: un viaggio nella storia e nella vita economica del medioevo attraverso documenti che venivano esposti per la prima volta. Era divisa in nove sezioni: nelle prime due la figura di Datini, gli intrecci tra la sua vita e il suo impero commerciale; la terza era dedicata ai suoi metodi contabili, all’enorme contributo che i documenti dell’archivio hanno dato sulle origini della partita doppia; la quarta all’industria e documentava il processo di fabbricazione dei panni, dalla tosatura della lana, alla sua lavorazione a Prato, alla distribuizione nei mercati attraverso le vie più disparate. Le altre cinque raccontavano l’attività di Datini nella mercatura in Italia e all’estero, nel settore bancario, con la banca che fondò nel 1398 a Firenze (la prima con caratteristiche di autonomia dalle attività industriali e commerciali), nei trasporti, con le rotte via mare e via terra, nelle assicurazioni e in agricoltura.
"La Mostra e l’edizione del complesso dei documenti che la compongono porteranno un contributo decisivo alle nostre conoscenze sulla vita economica medievale – scrisse Melis –. Costituiranno la degna rievocazione di una forte e geniale personalità di mercante e banchiere e la valorizzazione di un prezioso patrimonio culturale". Per ricordare quella storica esposizione domenica, in concomitanza con l’apertura della LVI Settimana di Studi Datini, a Palazzo Pretorio sarà inaugurata un’altra mostra organizzata dalla Fondazione Datini in collaborazione con Banca d’Italia e Archivio di Stato. S’intitolerà Lo storico e il mercante. Federigo Melis e Francesco Datini. Richiamerà l’evento del 1955, sarà un tributo al mercante e a Melis, a cui Prato tanto deve.