
Il ritrovamento del cadavere nell’ex Cicognini alle Sacca nel giugno scorso
Prato, 3 aprile 2022 - Nuova misura di custodia cautelare in carcere per il trentenne cinese Dong Jiwei, 31 anni, già recluso alla Dogaia nell’ambito delle indagini sul rapimento di un suo connazionale Yan Zongwei, 34 anni, i cui resti furono rinvenuti il 10 giugno dello scorso anno in una fossa adiacente a un casolare diroccato in località Le Sacca, vicino all’ex Cicognini. Il reato contestato nel nuovo provvedimento, notificato dai carabinieri a Dong Jiwei, operaio tessile residente a Prato e padre di famiglia (difeso dall’avvocato Tiziano Veltri), è di omicidio volontario di Yan Zongwei.
Il trentenne – spiegano dall’Arma dei carabinieri – è anche indagato, oltre che per sequestro di persona, per occultamento del cadavere dell’uomo. Altri cittadini orientali, che sono in stato di libertà, sono indagati per gli stessi reati. I fatti risalgono al 26 aprile di un anno fa, quando un conoscente della vittima, aggiungono i carabinieri, si presentò alla caserma di via Picasso per denunciare la scomparsa del 34enne, ipotizzando la possibilità di un sequestro di persona a scopo di estorisione.
Gli accertamenti svolti subito dopo la denuncia avrebbero dato consistenza all’ipotesi del rapimento e dell’omicidio, "anche in ragione dell’attività lavorativa di broker abusivo svolta dalla vittima, che faceva cambio valuta e trasferimenti di denaro a nero dall’Italia alla Cina".
Nel giugno 2021 il cadavere venne ritrovato alle Sacca in avanzato stato di decomposizione, i resti (solo lo scheletro) erano stati ricoperti da calcinacci in modo da dare poco nell’occhio: l’identificazione avvenne mediante gli accertamenti tecnici di natura genetica. Il dna confermò infatti che quesi resti ritrovati vicino all’ex Cicognini appartenevano proprio a Yan Zongwei.
Le complesse indagini, coordinate dalla Dda di Firenze e svolte dai carabinieri del nucleo operativo e radiomobile di Prato, con l’ausilio dei colleghi del Ros, si sono avvalse di specifiche competenze tecniche su una grande mole di dati di traffico telefonico e telematico. Sono state raccolte inoltre numerose testimonianze di conoscenti della vittima e sono state analizzate le memorie informatiche di decine di apparecchiature telefoniche sequestrate.
Secondo quanto emerso finora, Yan Zongwei sarebbe stato ucciso con ogni probabilità lo stesso giorno del sequestro, dopo essere stato costretto a eseguire movimentazioni di denaro on line verso conti correnti cinesi. La Dda di Firenze ha anche avanzato una richiesta di rogatoria internazionale verso la Cina per capire a chi fossero destinati quesi soldi. "Nonostante sia stata avanzata in modo tempestivo dal pm, la rogatoria è rimasta a tutt’oggi senza risposta", spiegano i carabinieri.
Una storia complicata su cui i carabinieri del comando di Prato stanno lavorando da oltre un anno per ricostruire i pezzi del puzzle. Dong era stato colpito da decreto di fermo, emesso dal pm della Dda Giuseppina Mione, il giorno successivo al ritrovamento del cadavere, per il sospetto che l’uomo avesse partecipato al sequestro di Yan Zungwei. Le indagini si sono svolte soprattutto attraverso l’analisi dei tabulati di numerose utenze telefoniche e l’incrocio del tracciato del gps presente sull’auto in uso all’arrestato, noleggiata in un’officina di Prato tre giorni prima del sequestro della vittima che portava diretto alle Sacca. E’ proprio grazie all’auto che i carabinieri sono risaliti all’uomo, ritenuto l’esecutore materiale del delitto. Gli altri indagati sono Lee Rongju, 30 anni, difeso dall’avvocato Leonardo Pugi, Yang Wenming, 33 anni, Zhang Yichang, 34 anni e irreperibile.
L.N.