REDAZIONE PRATO

"Quanti contributi, imparino a usarli meglio"

"Dicono che la cultura può salvare Prato, ma più di qualcuno dovrebbe rendersi conto che sono i pratesi che hanno...

"Dicono che la cultura può salvare Prato, ma più di qualcuno dovrebbe rendersi conto che sono i pratesi che hanno...

"Dicono che la cultura può salvare Prato, ma più di qualcuno dovrebbe rendersi conto che sono i pratesi che hanno...

"Dicono che la cultura può salvare Prato, ma più di qualcuno dovrebbe rendersi conto che sono i pratesi che hanno salvato la cultura, con tutti i contributi pubblici che vengono erogati...". Com’è nel suo stile, Eros Ossani (foto) non usa giri di parole. Dopo la chiamata della Fondazione Cassa di risparmio con la presidente Diana Toccafondi e del Pecci con il direttore Collicelli Cagol a una giornata di confronto su come rilanciare le sorti della città attraverso la cultura, il titolare del Cinema Eden si toglie qualche sassolino dalle scarpe. "Quanti soldi arrivano dal Comune al Metastasio, quante decine di dipendenti ha?", si chiede. "All’Eden lavoro di fatto solo io da 40 anni – aggiunge – con i miei figli che fanno un altro mestiere e mi aiutano nel weekend, quando il cinema è sempre pieno. A me soldi pubblici non arrivano, un po’ di spiccioli per fare i cartoni animati a Natale, non certo paragonabili a quelli che negli anni ha ricevuto il Terminale. E il Pecci, quanti soldi prende, anche per fare cinema, d’essai magari, ma con quanti spettatori?". E’ un fiume in piena Ossani. "Questi signori dovrebbero capire che le risorse pubbliche sono di tutti – continua –, essere attenti alla gestione e a non pensare che paga Pantalone. Dovrebbero non lamentarsi, mettersi in discussione se la gente non va agli spettacoli o alle mostre, non pretendere che sia il pubblico a ripianare deficit e debiti. Se sbaglio un film è un problema solo mio. Ma se un giorno dovesse chiudere l’Eden, credo che sarebbe un problema per tanti pratesi, per non parlare del centro. Se avessero meno soldi pubblici – conclude –, credo che imparerebbero a lavorare meglio".