La clessidra scorre, mancano esattamente 126 giorni all’esame di maturità che prenderà il via il 22 giugno con la prova di italiano. A seguire, la seconda prova scritta di indirizzo. Infine l’orale. Il ministro Patrizio Bianchi tira dritto e in attesa di pubblicare l’ordinanza che metterà definitivamente la parola fine al maxi orale che ha caratterizzato le ultime due prove dell’esame di Stato, si accende il dibattito anche in città. Gli studenti sono preoccupati, ma non incontrano i favori dei dirigenti, tutto sommato favorevoli ad un ritorno graduale alla normalità. "Alla fine si tratta pur sempre di un esame di maturità e quindi un po’ di agitazione è bene che ci sia nei ragazzi", commenta Giovanna Nunziata, preside del Convitto Cicognini.
"La seconda prova sarà decisa dalla commissione interna quindi sarà orientata sugli argomenti che sono stati affrontati dagli studenti, per questo motivo devono stare tranquilli. Non è che il maxi orale fosse più semplice. Questa decisione va verso un ritorno alla normalità: è uno scalino che prima o poi andava salito". Ma una parte degli studenti insiste: "Arriviamo da due anni sciagurati c’è mancata una parte della preparazione didattica". In molte piazza d’Italia ci sono state varie manifestazioni contro la scelta del ministro. Il 2020 è stato l’anno orribile della scuola chiusa per Covid, il 2021 è stato un’altalena tra dad e did. Pure nel 2022 - che sembrava partito meglio - non sono mancate le interruzioni e la didattica a distanza. Non sono stati tre anni di scuola regolari, i presidi sono i primi a riconoscerlo, ma dal canto loro vogliono tranquillizzare gli alunni. Non a caso non ci sarà un vero e proprio ritorno al passato e si tratterà pur sempre di una prova di Stato facilitata. Il tema di italiano uguale per tutti si terrà il 22 giugno e prevede sette tracce ministeriali; la seconda prova nelle materie d’indirizzo non sarà ministeriale come in passato, ma le tracce verranno scelte dalle commissioni interne e saranno uguali per tutto l’istituto. Infine l’orale si aprirà con l’analisi di un testo scelto dalla commissione e proseguirà con domande di educazione civica e presentazione delle esperienze di alternanza scuola-lavoro. Cambiano anche i crediti visto che avranno più valore gli anni di studio rispetto a quanto accadeva in epoca pre pandemica: 50 punti per il triennio e 50 per le prove, suddivisi in 15 punti per la prima prova, 15 per la seconda e 20 per il colloquio al posto dei 60 punti previsti prima del Covid. Il ritorno al passato non piace agli studenti, ma è promosso dei dirigenti che spingono per ritrovare la normalità il più velocemente possibile. Secondo loro l’esame di Stato è uno dei tasselli fondamentali per riacquistare quanto perso nei due anni segnati dal virus. "Faremo di tutto per tranquillizzare gli studenti", dice Claudia Del Pace, preside del Dagomari. "La maturità ha sempre messo in crisi gli studenti, che quest’anno di sentono meno preparati. Ma è pur sempre un esame e come tale bisogna affrontarlo. I ragazzi devono imparare a rimettersi in gioco, cosa che in questi anni hanno smesso di fare". Aspetta l’ordinanza ministeriale Stefano Pollini, preside del Gramsci-Keynes.
"Ammetto che vedo i ragazzi un po’ preoccupati, ma non c’è motivo", dice. "Deve tranquillizzarli il fatto che la seconda prova sarà stabilita dalla commissione interna e non più dal ministero. Trovo questa scelta corretta perché i docenti sapranno certamente scegliere gli argomenti sui quali le classi hanno lavorato". È preoccupato per il tema di italiano Paolo Cipriani, preside del Marconi, una scuola professionale: "Le attenzioni sono focalizzate sulla seconda prova, ma il tema con tracce ministeriali non è affatto banale. I ragazzi non si sono esercitati e in tre mesi non si impara a fare un saggio breve". Le incognite sono ancora molte in attesa che la circolare ufficiale faccia chiarezza.
Silvia Bini