
Prato inventa il cappotto "infinito". E’ tutto riciclabile al cento per cento
Un identikit per conoscere nel dettaglio ogni passaggio che ha reso possibile la creazione di quel preciso capospalla. La filiera del cardato riciclato diventa trasparente e il consumatore consapevole. Succede a Prato, nel più grande distretto tessile d’Europa, dove debutta il primo cappotto realizzato con una produzione interamente tracciabile grazie a un qr code assegnato ad ogni capo, e riciclabile al 100%. Dalla sinergia fra Papini Cashmere (azienda di abbigliamento in puro cashmere rigenerato) e M&A di Alessandro Sanesi (impresa leader nella produzione e vendita di lane riciclate) nasce la linea di produzione di cappotti ’Paltò’. Si tratta di un capo che vuole dare forza e valore alla filiera del cardato riciclato pratese e che ha l’ambizione di non produrre scarti industriali, d’essere duraturo e sostenibile. ’Paltò’ è un prodotto interamente privo di poliestere, con cuciture in pura lana e in minima parte in poliammide e sprovvisto di fodera. Questo rende il cappotto completamente riciclabile, senza sprechi anche dopo il fine vita: basterà rimuovere tasche e bottoni riducendo al minimo manodopera e l’uso di materiale. ’Paltò’ è un capo tracciabile al 100%: dalla materia prima alla confezione. Questo sarà possibile grazie a un qr code che racconterà tutti i passaggi avvenuti per arrivare alla produzione del cappotto. Un capo realizzato in collaborazione con tutte aziende che aderiscono al cardato riciclato pratese. "E’ il progetto pilota della nuova certificazione del cardato riciclato pratese – spiega Alessandro Sanesi –. Tramite il qr code presente sull’etichetta del cappotto si potrà risalire al portale dei produttori del cardato riciclato pratese e si potranno vedere le aziende che hanno contribuito alla realizzazione del prodotto. Lo step successivo sarà quello che tutte le altre aziende che producono cardato riciclato pratese si iscrivano al portale e i produttori di filato e tessuto possano avvalersi di questa certificazione". Il prodotto è al 100% made in Italy e promuove la filosofia di sostenibilità ed economia circolare, le conoscenze e le capacità di un gruppo di aziende che fanno parte del portale www.cardatoriciclatopratese.it e che hanno lavorato interamente il prodotto a Prato dalla materia prima alla confezione.
Anche il logo del cappotto richiama uno dei simboli del distretto: le pezze di tessuto rappresentante in forma accatastata. Il nome, invece, nasce dal termine dialettale, con un richiamo specifico al film Amici Miei, dove in una scena si menziona proprio il paltò. La linea di produzione prevede un cappotto in pura lana rigenerata e l’altro in puro cashmere rigenerato. E anche la vendita non poteva che essere on line sull’e-commerce della Papini Cashmere oltre che nel negozio di Prato in via Ferrucci 95H.
Silvia Bini