REDAZIONE PRATO

Pitti Filati in chiaroscuro. I saldi spingono gli ordini il Medio Oriente preoccupa: "Esserci è il vero successo"

La guerra ostacola il trasporto delle materie prime attraverso il canale di Suez e scalda i prezzi. Gli imprenditori alluvionati: "Dopo il disastro grandi sforzi per allestire i nostri stand".

È senza dubbio l’edizione dell’orgoglio quella di Pitti Filati in corso alla Fortezza da Basso, a Firenze, per le aziende pratesi danneggiate dall’alluvione del 2 novembre scorso. Tra le 28 imprese presenti in fiera, almeno sei hanno dovuto combattere con acqua e fango, e qualcuna ancora non ne è uscita. Ma l’essere a Pitti con uno stand e con nuove collezioni primavera estate 2025 è già un bel successo. "Si dovrebbe fare un monumento a queste aziende – esordisce Raffaella Pinori, coordinatrice del gruppo Produttori di filati della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord – Speriamo che sul fronte degli interventi non si rimanga fermi come in Emilia Romagna, vista la situazione complessa legata sia alla situazione internazionale con la guerra in Medioriente e la difficoltà dei trasporti attraverso il canale di Suez che a quella inflattiva in essere". Sulle preoccupazioni riguardo ai trasporti fa eco Federico Albini di Albini & Pitigliani: "I clienti ci chiamano spesso per sapere come vanno le spedizioni. Noi continuiamo a mantenere il contatto con le compagnie".

Nel primo giorno di kermesse c’è voglia di incontrare clienti, anche se l’affluenza non è molto alta: buyers principalmente europei, come francesi, tedeschi e del nord Europa, pochi asiatici. Gli espositori pratesi sanno di doversi muovere in uno scenario la cui definizione dipende da mosse di carattere internazionale, ma al suo interno trovano motivi di fiducia concordi nel sostenere che le svendite sono andate bene e che proprio questa tendenza ha spinto maggiormente sui primi ordini in arrivo per l’inverno. Come pure sono concordi nel sostenere che a metà del 2024 ci sarà un’accelerazione positiva e di ripresa. Francesco Lucchesi di Industria Italiana Filati pone l’attenzione su un fenomeno per cui "per la prima volta i grandi brand stanno mostrando segni di recessione e di riduzione dei volumi d’affari. Se nel 2023 la riduzione di fatturato è stata tra il 15 e il 20%, la conferma di questo dato per il 2024 sarebbe un successo. Noi cerchiamo di fare collezioni attente e sempre innovative. Abbiamo già iniziato a lavorare sugli ordini invernali, anche se c’è una diminuzione generalizzata, ma non sui prodotti particolari, come quelli con l’impiego di paillettes".

C’è chi, varcando la soglia della fiera, si è commosso nel vedere lo stand ancora più bello delle edizioni passate, uscendo dall’incubo dell’alluvione: è il caso di Fabio Campana, Ceo del Lanificio dell’Olivo. "E’ un miracolo essere qui con una collezione con sette novità. Abbiamo deciso di partecipare quando eravamo ancora al gelo, senza allacci e senza utenze. Guardiamo avanti con i nostri prodotti che parlano di eccellenza e qualità". Lo stand di Pecci Filati e Filati Naturali conduce il visitatore a conoscere attraverso le foto appese alle pareti la devastazione dell’alluvione dello stabilimento di Capalle. "Ritorneremo più forti di prima", si legge in un’iconica foto che ritrae il muro marrone per il fango.

"Entro metà febbraio possiamo ripartire completamente – sostiene Roberta Pecci – Al momento abbiamo dato priorità al ripristino di quei macchinari che non troviamo all’esterno". A Lineapiù il presidente Alessandro Bastagli riflette su come "il mercato dei filati sia stato drogato dall’exploit del 2022 per cui ci si è dovuti confrontare con un 20% in meno nel 2023. Gli investimenti? Si fanno nella manutenzione degli impianti e nella formazione dei lavoratori per coprire il turn over". "C’è fiacca totale da settembre e anche il pronto moda è andato giù – dice Stefano Milanesi, di New Mill – Gli ordini dei grossi clienti sono diminuzione del 15/20% per inverno, forse nella seconda parte dell’anno ci potrà essere una svolta".

Anche a Linsieme filati, vincitore dello Stefanino d’Oro, il maltempo ha provocato danni, ma "siamo ripartiti quasi subito – dice Stefano Nesi – Il 2023 per noi è stato in controtendenza con un 10-15% in più. I nostri buyers sono i grandi brand del Made in Italy e non solo: siamo stati premiati da innovazione e qualità".

Sara Bessi