Piano strutturale, parla l’esperto. Vezzosi: "L’unione fa la forza. La Valbisenzio può crescere"

L’urbanista che ha realizzato lo strumento di pianificazione: "Mobilità, più che grandi opere meglio piccole azioni"

Piano strutturale, parla l’esperto. Vezzosi: "L’unione fa la forza. La Valbisenzio può crescere"

Piano strutturale, parla l’esperto. Vezzosi: "L’unione fa la forza. La Valbisenzio può crescere"

Come vedono gli altri la Val di Bisenzio? Quale il suo futuro? Ne abbiamo parlato con Roberto Vezzosi, architetto urbanista che insieme ad un’équipe multidisciplinare formata da architetto, geologo, archeologo, agronomo ed esperto di strumenti informatici territoriali ha studiato il territorio e realizzato il piano strutturale, cioè lo strumento di pianificazione che detterà le linee guida di tutti gli altri piani territoriali per il futuro, per la prima volta a tre Comuni uniti. Per farlo, Vezzosi e la sua équipe, oltre ad incontrare cittadini ed imprese, hanno lavorato fianco a fianco coi tre sindaci.

"La Val di Bisenzio è un posto molto interessante - risponde Vezzosi, che con la sua squadra ha elaborato progetti di pianificazione in tutta la Toscana e non solo - . Dal punto di vista socio economico mostra una certa dinamicità e capacità di adattamento; c’è un sistema manifatturiero che seppur affaticato è in ripresa, anche se chiaramente non possiamo più far riferimento al distretto manifatturiero di molti anni fa. Un settore che si sta diversificando, oltre al tessile c’è il metalmeccanico ed è vivo lo spirito imprenditoriale che caratterizza da sempre la nostra area, con forte attaccamento al territorio da parte di chi non solo risiede in Vallata ma ci vuole lavorare. Una realtà molto stimolante, al di là delle apparenze. Poi c’è il contrafforte legato ai valori naturalistici, nell’alta Valle, dove un’idea di turismo intelligente ha la sua possibilità di sviluppo".

Come avete lavorato coi tre sindaci?

"È stato un rapporto dialettico molto fertile: pur nelle loro differenti caratteristiche socio economiche, la Val di Bisenzio è un tutt’uno omogeneo. Le vocazioni sono diverse: Vernio, a cavallo del crinale, potrebbe avere una vocazione turistica, Vaiano è molto polarizzato verso l’area metropolitana, Cantagallo invece non ha un’identità urbana e prevale l’aspetto naturalistico".

Come vede un comune unico: è stato difficile mettere insieme queste diversità?

"Non sono in grado di dirlo. Posso dire che i sindaci erano consapevoli che lo stare insieme porterebbe un potere più importante su temi come le politiche ambientali, di mobilità o per ottenere ad esempio una scuola superiore".

Quello che è successo il 2 novembre ha messo in discussione il piano?

"Fondamentalmente no: ci sono cose che scientificamente si possono prevedere, altre no. Quello che ha messo in luce, però, come quello che è successo in Romagna, è che sono necessarie azioni più dinamiche, anche dal punto di vista legislativo, per quel che riguarda la cura del territorio, non possiamo aspettarci che un consorzio di bonifica da solo possa occuparsi di tutto il reticolo idrografico".

Mobilità: collegamento verso il Mugello, verso Montemurlo o altro?

"Altro. Anche alla luce di quello che è successo il 2 novembre e nell’ottica dei cambiamenti climatici, lo studio della mobilità deve essere a 360 gradi: non è più possibile guardare alle grandi opere come soluzione ai problemi, quindi sì a tante piccole azioni che possano migliorare tutta la mobilità".

Claudia Iozzelli