
di Salvatore Mannino
Che sia bufera Coingas o perquisizione Estra, di mezzo c’è sempre lui, l’uomo che con le sue registrazioni audio (carpite clandestinamente ai danni degli interlocutori, sindaco Ghinelli compreso) ha inguaiato un bel parterre di big del centrodestra. Sergio Staderini, ex presidente di Coingas, è insomma anche all’origine della doppia "visita" che la Guardia di Finanza, nucleo di polizia economica, ha effettuato martedì nelle sedi di Arezzo e Prato di Estra, con contestuale consegna di un avviso di garanzia, pure quello doppio (peculato e abuso d’ufficio), al presidente appena riconfermato, Francesco Macrì, che al primo giorno del secondo mandato si ritrova con un’altra grana giudiziaria (era già indagato per abuso d’ufficio in relazione alla prima nomina del 2016) e in piena bufera politica, con il centrosinistra e i cinque stelle che ne reclamano a gran voce le dimissioni.
Lui non parla, fa solo sapere che non ha alcuna intenzione di lasciare, anche se in relazione alla rivolta dei sindaci Pd su un incarico che avrebbe dovuto durare un anno (il tempo delle elezioni) e invece continuerà per tre, scrive su Facebook che il mandato è a disposizione di chi lo ha nominato. Questa però è politica. La questione giudiziaria, invece, nasce appunto da Staderini. In primis dalla lettera anonima ritrovata nel pc dell’ex amministratore unico di Coingas e indirizzata (ma mai spedita) al consigliere comunale grillino di Arezzo Paolo Lepri. Un lungo scritto nel quale si segnalava una raffica di presunti abusi in sponsorizzazioni e consulenze affidate da Estra e quindi da Macrì, che ha la delega in materia, invitando il politico dei 5 Stelle a recarsi in procura. Beh, la lettera in procura c’è arrivata lo stesso e alle prime verifiche le accuse non sono parse del tutto campate in aria. Tanto più che c’erano anche alcune registrazioni (gli omissis dell’inchiesta stralcio che continua), sempre dello sterminato "archivio" Staderini che suscitano almeno sospetti. Di qui la decisione del pm di Arezzo Roberto Rossi, erede dell’inchiesta del collega Andrea Claudiani, di approfondire con la perquisizione, affidata alla Finanza, nonostante l’indagine principale sia della Digos, perchè l’acquisizione e l’esame del materiale contabile richiedono investigatori specializzati.
Di qui il blitz che ha visto le Fiamme Gialle presentarsi nella sede aretina di via Igino Cocchi (condivisa con Coingas) dove c’era lo stesso Macrì, e anche nella sede centrale di Prato. I finanzieri se ne sono andati con carte riguardanti consulenze, sponsorizzazioni e anche spese di rappresentanza del presidente con la carta di credito aziendali. Aarebbero in ballo cifre per un paio di milioni, anche se (precisa l’avvocato Gaetano Viconte, difensore di Macrì) il budget personale del numero uno di Estra sarebbe molto inferiore.
La linea difensiva, spiega Viciconte, sarà articolata su due punti fondamentali. Innanzitutto Estra sarebbe una società di diritto privato, nella quale le spese non possono integrare reati contro la pubblica amministrazione come il peculato e l’abuso d’ufficio, graduati dalla procura a seconda della gravità delle eventuali irregolarità: peculato per le più pesanti, abuso per le altre. E poi, dice ancora l’avvocato, tutte le spese, siano sponsorizzazioni o altro, sono perfettamente documentate, rendicontate e approvate dal cda. E Macri che non vuole dir niente direttamente? Viciconte lo descrive "impegnato nella propria difesa, sorpreso ma fiducioso".