
È ancora caos sui permessi per la sosta dei residenti del centro. Le maglie del regolamento si sono fatte più strette, sono aumentati i controlli sulle auto di proprietà di società e così il rinnovo diventa un’odissea. È il caso denunciato su La Nazione nei giorni scorsi dall’edicolante, che non riesce a rinnovare il tagliando perché l’auto è intestata alla società della quale è amministratore unico con poteri esclusivi (la società in questione è un’edicola), ma anche quello di un residente del centro che ha un permesso intestato alla ditta individuale il cui indirizzo coincide con quello dell’abitazione.
Al di là delle regole che Consiag servizi applica, quello che chiedono i residenti dell’area del centro cittadino, titolari di piccole e piccolissime imprese, è soprattutto buonsenso. Adesso per avere il permesso a pagamento per parcheggiare l’auto viene chiesta una mole di documentazione eccessiva, compresa la richiesta di quantificare il comodato d’uso dell’auto con tanto di valutazione tabella Aci. Un documento che nel caso di piccole ditte individuali diventa non poco complicato produrre.
"Il mio permesso auto è scaduto a maggio e ad oggi non sono ancora riuscito a rinnovarlo a causa delle nuove regole, pesantemente penalizzanti, che Consiag servizi, la società che gestisce i parcheggi, sta applicando", spiega Leonardo Vecchi. "Ho esattamente lo stesso problema dell’edicolante della Stazione, con l’aggravante che io avendo l’ufficio in casa non posso più portare i campionari di tessuto, né banalmente la spesa".
L’uomo quando è andato a rinnovare il permesso auto, come ha sempre fatto negli ultimi anni, questa volta si è visto rimandare al mittente la richiesta.
"Abito in via De Sei in pieno centro e la macchina è intestata alla ditta. La cosa incredibile è che non c’è più nessun tipo di buonsenso verso i cittadini", aggiunge Vecchi. "Se non fornisco quanto richiesto non posso avere il permesso. Però c’è un problema: nel mio caso ho l’ufficio in casa quindi in teoria dovrei avere un doppio diritto al permesso e invece niente. Se non fornisco i dati in cui indico il valore del fringe benefit (ossia il beneficio non in denaro erogato sotto forma di beni o servizi riconosciuti dall’azienda al dipendente, che nel caso in questione è la stessa persona, ndr), il tanto sospirato permesso non viene dato. Ma cosa comporta questo? Comporta doversi sobbarcare tutte le spese della macchina, assicurazione, bollo, rifornimenti e tagliandi a titolo personale quindi pagarli di tasca propria, per poi farsi rimborsare le spese dalla ditta della quale ovviamente sono amministratore unico. Un meccanismo macchiavellico che mi ha portato a desistere con grande frustrazione e arrabbiatura. Per portare scatole dei campioni di tessuto, la spesa, le casse d’acqua a casa da maggio devo parcheggiare molto lontano senza motivo".
Il rinnovo dei permesse diventa così un caso: "Le regole non sono cambiate, sono le stesse di sempre, semplicemente in questo momento stiamo facendo dei controlli a campione sulle richieste che arrivano", spiegano da Consiag servizi. "I controlli sono sempre stati fatti, ma adesso c’è una stretta. I cittadini che hanno l’auto intestata ad una ditta o ad una società presentano una autocertificazione per rinnovare il permesso di parcheggio, sulla base di queste dichiarazioni chiediamo a campione documentazione aggiuntiva. Del resto un’auto intestata ad una ditta gode di benefici fiscali che non sono gli stessi di residenti che invece hanno un’auto propria. Di conseguenza in questi casi si applicano delle regole differenti anche a tutela di chi non ha benefici".
Silvia Bini