Prato, operai aggrediti da commando. Terrore per 236 euro al mese

Ventenne iscritto ai Si Cobas e un altro dipendente della Acca di Seano vittime di un agguato: "Quattro cinesi si sono scagliati contro di noi". Il sindacato attacca: "Istituzioni e politici fermi"

Prato, 4 agosto 2023 – Si è iscritto da appena due settimane al Si Cobas e Zaka, lavoratore pachistano di 24 anni che da 6 anni presta la sua manodopera alla Acca, azienda di logistica di Seano, è finito in un’imboscata che gli è stata tesa da quattro persone armate di coltello, tirapugni e bastoni di legno. Per il sindacato, da sempre in prima linea nella denuncia dello sfruttamento della manodopera in quello che è definito il distretto parallelo, si tratta di un altro episodio di violenza ai danni di quegli operai che "alzano la testa e lottano per rivendicare il rispetto dei propri diritti". Operai che, buste paga alla mano, percepiscono 236 euro netti.

"In un mese contiamo due aggressioni, quella di due settimane fa ad un delegato sindacale e adesso ad un neo iscritto. Ne ricordiamo anche una terza a maggio, quando il delegato sindacale in piena vertenza con l’azienda, è stato malmenato", afferma il leader Luca Toscano durante una manifestazione in piazza del Comune. Per il Si Cobas non ci sono dubbi: esiste un collegamento tra la volontà dei lavoratori di rivendicare l’applicazione del contratto nazionale e le aggressioni agli operai.

“L’agguato è avvenuto nella notte tra martedì e mercoledì, intorno alle 3.30 di notte – racconta Zaka – Da tempo viviamo con molta preoccupazione quanto sta succedendo dentro l’azienda e così l’altra sera sono rientrato a casa in macchina insieme ad un altro collega, anche lui pachistano e non iscritto al Si Cobas. Quando ci siamo avvicinati alla casa, a Quarrata, abbiamo visto quattro persone nelle vicinanze. Abbiamo deciso di non fermarsi, ma mentre stavo ripartendo i quattro ci hanno circondato e hanno aperto le portiere. Il mio amico ha ricevuto delle botte alla testa e ad una gamba". Per fortuna gli aggressori, stavolta con i volti visibili tanto da far dire agli sventurati che si trattava di cinesi, sono stati messi in fuga perché le due vittime hanno iniziato a gridare ed il coinquilino di Zaka, anche lui operaio nella stessa azienda di Seano, si è alzato di scatto dal letto, precipitando fuori per dare manforte agli amici.

“Ho visto quattro persone vestite di nero, anche con la mascherina nera con in mano tirapugni, coltello e bastone – racconta Mohamed, 33 anni – I quattro sono fuggiti a piedi e hanno raggiunto una quinta persona che li aspettava vicino ad una macchina". Mohamed, che lavora da 10 anni nella stessa azienda, dice "che si respira ormai un’aria di paura, specialmente quando si finisce il turno di lavoro. La scena dell’altra notte è stata vista anche da alcuni vicini di casa. Ho dato l’allarme ai carabinieri di Pistoia".

Zaka non ha ricevuto neppure un graffio, è riuscito a difendersi: ma il messaggio per lui e per gli altri colleghi apparirebbe chiaro. Sotto le logge del palazzo comunale il 24enne mostra la sua busta paga, quella che gli viene corrisposta con un contratto part time al 45%, sebbene dice di "lavorare 7 giorni su 7 senza orario, senza ferie, senza riposi". Il netto di uno degli ultimi mesi è arrivato a 236 euro.

"Mi sono iscritto al sindacato proprio perché chiedo la regolarizzazione del contratto", spiega Zaka. Come è successo per una ventina di suoi colleghi, affiancati nella battaglia dal Si Cobas. Ieri mattina Zaka si è rivolto ai carabinieri di Quarrata che non hanno preso la denuncia, rinviandolo al pomeriggio con un appuntamento, anche se "non sempre le nostre segnalazioni vengono ascoltate. Talvolta ai lavoratori viene detto di rivolgersi ai sindacati perché si tratta di questioni di lavoro...", chiosa Toscano.

“Due settimane fa l’ultimo episodio di violenza nei confronti di un delegato sindacale, oggi questo – ricorda il sindacalista – C’è un aggravarsi della situazione sempre più pericolosa, ma nonostante ciò non abbiamo sentito una presa di posizione della politica e delle istituzioni riguardo a quanto avvenuto. Istituzioni e politica stanno a guardare mentre questi operai, che hanno avuto il coraggio di rivendicare i propri diritti, vengono lasciati soli e diventano bersagli facili. Questo silenzio di fronte a fatti oggettivi fa vergognare tutti, neppure una parola di indignazione".

Zaka con in mano il suo salario ha rischiato grosso per uno stipendio netto da 236 euro. "Denunciamo dei fatti oggettivi, eppure nessuno ha mai pagato per aver usato violenza contro lavoratori che hanno scioperato per un lavoro dignitoso e rispettoso delle norme nazionali – conclude Toscano – Siamo nel Far West in cui interi pezzi di distretto si sentono liberi di poter andare ad aspettare sotto casa chi rivendica i propri diritti. E’ una situazione inquietante: si deve aspettare il morto? Non si può più giocare al rimbalzo: sicuramente va frenata l’escalation di violenza".