
Ieri l’interrogatorio di garanzia. Il giovane ha ribadito di non aver sferrato il colpo mortale. Accertamenti su cacciavite e taglierino trovati ai giardini.
E’ comparso di fronte al giudice per l’interrogatorio di garanzia il diciassettenne albanese, difeso dall’avvocato Massimiliano Tesi, accusato di aver preso parte alla violenta rissa e all’omicidio di Vladimr Lleshi, albanese di 37 anni, l’8 maggio scorso ai giardini di via Corridoni. Il minorenne, che è ospite di un centro di accoglienza a Prato e che è in Italia senza i genitori, è stato arrestato dalla polizia lunedì scorso su disposizione della procura dei minori di Firenze. Il giovane ieri ha fornito la sua versione dei fatti scegliendo di rispondere alla domande del gip. "Non sono stato io a uccidere Lleshi", ha ripetuto il ragazzo al gip spiegando di aver sì portato il cacciavite con il quale è stato ammazzato l’albanese ma di averlo perso nelle prime fasi concitate della colluttazione avvenuta fra i due gruppi contrapposti. Il minorenne ha fornito la stessa versione data alla polizia la notte stessa del delitto quando fu portato in Questura insieme all’amico.
Il giudice ha confermato l’arresto e ha disposto la detenzione in carcere per il diciassettenne .
In tutto sono quattro i giovanissimi indagati, tutti accusati di rissa aggravata e due di concorso in omicidio. La procura di Prato ha disposto l’esame del dna sul cacciavite e sul taglierino ritrovati dalla polizia sul luogo del delitto. L’esame irripetibile sarà svolto lunedì alla presenza di tutte le parti. Con l’esame del dna si potrebbe risalire all’identità del giovane che ha sferrato il colpo mortale che ha trafitto all’addome Lleshi arrivando fino al cuore.
Secondo quanto ricostruito dalle indagini della squadra mobile, i due gruppi si erano dati appuntamento ai giardini di via Corridoni per "sistemare" una vecchia ruggine, probabilmente legata a una ragazza. Da una parte c’erano il minorenne insieme a un amico, albanese di 20 anni, difeso da Roberta Roviello. Dall’altra gli altri due giovani, 20 e 21 anni, e Lleshi, zio del ventunenne, chiamato "in supporto", per "sistemare" la situazione. I due giovani – secondo quanto hanno riferito agli investigatori – sarebbero stati subito aggrediti e picchiati tanto che in volto hanno ancora i segni di quel pestaggio. I due sono scappati e inseguiti. Raggiunti nuovamente sono stati pestati. E’ in questa seconda fase della colluttazione che è partito il colpo mortale che ha centrato Lleshi al cuore. Il nipote, invece, è stato ferito a un occhio.
Immediati sono stati i soccorsi, chiamati dai due giovani che erano con Lleshi. L’uomo, però, appena è arrivato in ospedale è deceduto. I due giovani sono stati rintracciati dalla polizia proprio in ospedale dove si erano recati per farsi medicare dalle ferite. Interrogati per tutta la notte hanno fornito la loro versione dei fatti spiegando che gli attriti fra loro e l’altro ventenne sarebbero nati per un messaggio a una ragazza. Dichiarazioni su cui la procura sta facendo accertamenti, non tralasciando nessun’altra ipotesi.
Nel frattempo è stata eseguita l’autopsia sul corpo di Lleshi che ha confermato la causa del decesso, ossia la ferita al cuore. La salma è stata restituita alla famiglia e già rimpatriata per il funerale. La famiglia della vittima, assistita dall’avvocato Katia Giachino Dottore, tornerà presto in Italia per seguire gli sviluppi delle indagini.
Laura Natoli