La donna condannata
è una operatrice socio-sanitaria ma da quando è scoppiata la vicenda che l’ha travolta non è più tornata
a lavoro. "Non la fanno rientrare – commenta l’avvocato Mattia Alfano – E non la pagano neppure. Infatti ci stiamo muovendo anche in questo senso". Quando
è scoppiato lo scandalo nel marzo dell’anno scorso, la donna era ancora in maternità.
A fine marzo, però,
è stata messa
ai domiciliari. La misura cautelare è stata tolta solo a fine febbraio scorso. Da allora la oss
ha provato a tornare
a lavoro, in una casa
di riposo della città, ma
la direzione non l’ha fatta rientrare e non l’ha neppure pagata
da un anno e mezzo
a questa parte.