
Una sala operatoria (foto repertorio)
Prato, 20 agosto 2015 - Un dubbio profondo. Che provoca dolore, che non ti fa dormire, che non ti concede tregua. E che deve essere risolto. Al più presto. Simona è una giovane donna pratese di 34 anni. La notte del 17 agosto ha dovuto affrontare la scomparsa di suo padre. Una morte sulla quale, al momento, non c’è ancora una versione definitiva. «La mattina dell’11 mio padre è stato portato all’ospedale Santo Stefano per un’ulcera. Non era la prima volta che si trovava di fronte ad un simile problema. I medici mi avevano detto che non era nulla di drammatico, di realmente preoccupante. C’è stato il trattamento, attraverso la gastroscopia, come al solito. Già in altre occasioni era stata usata questa tecnica per cicatrizzare le ulcere presenti».
La voce di Simona, fino a quel punto ferma e decisa, inizia a far trasparire la propria naturale, umana emozione. «IL GIORNO dopo papà ebbe un collasso. E fu subito portato nel reparto di osservazione intensiva. Qui era davvero molto controllato. Posso solo fare i complimenti ai medici e agli infermieri, perché fin quando è stato all’Hdu tutto sembrava sotto controllo. Peccato che il 14 è stato deciso di spostarlo in medicina. E qui sono iniziati i primi problemi». Simona prende fiato. Vuole essere forte, anche se è evidente che raccontare quei momenti le provoca sofferenza. «Ricordo perfettamente il 16, quando sono andato a trovarlo. Era debole, ma sembrava stare bene. Fu impossibile parlare con un medico. Mi approcciai con un’infermiera, la quale mi disse che c’era un sospetto sanguinamento. Un dubbio instillato dai risultati delle analisi del sangue. Ma papà non aveva dolori, questo lo ricordo con perfezione. La notte del 17 è morto». Passano alcuni secondi dopo questa frase, nel corso dei quali Simona tace. Secondi infiniti, che le fanno rivivere tutta un’esistenza accanto all’amato genitore. «Tra l’altro è stato trovato dal vicino di letto, che ha dato l’allarme. Io ho presentato, insieme a mia sorella, un esposto. Voglio avere la certezza che papà sia morto per motivi naturali.
E non per negligenza da parte dei medici. Anche perché gli operatori della Misericordia che sono poi intervenuti, mi hanno raccontato che il corpo di mio padre sembrava molto sofferente, anche in volto. Segno che, con ogni probabilità, aveva perso molto sangue». IERI È stata eseguita all’ospedale Torregalli di Firenze l’autopsia. Nei prossimi giorni se ne conosceranno i risultati, che chiariranno i dubbi di Simona. «Io non accuso nessuno. Ma voglio andare al cimitero, domani, tra un anno e poter visitare la tomba di mio padre in modo sereno. Sapendo che se n’è andato per motivi naturali e non per avere avuto la colpa di essersi sentito male a Ferragosto».