REDAZIONE PRATO

Puzza di letame, i vicini protestano e le mucche sono costrette ad andarsene / VIDEO

Le mucche dell’azienda agricola Scatizzi sono state caricate su camion diretti in Maremma e mai più torneranno in Val di Bisenzio

Un giovane durante la mungitura di una mucca

Prato, 7 giugno 2018 - Niente più latte fresco di Montepiano, da oggi, alla Coop di Prato e alla Coop di Vaiano: le mucche dell’azienda agricola Scatizzi sono state caricate su camion diretti in Maremma e mai più torneranno in Val di Bisenzio. Finisce così una bella avventura nata tanti anni fa e portata avanti dall’ultima generazione di Scatizzi, Luca e Pietro, 42 e 32 anni, non ancora titolari ma di fatto motore trainante di quella che era la più importante azienda di latte bovino della provincia di Prato. Un’azienda a conduzione familiare che contava 89 capi e adesso resta aperta per la sola produzione di bovini da carne.

 

«Non chiudiamo l’azienda – ci ha spiegato Luca Scatizzi, che col fratello Pietro e il resto della famiglia manda avanti l’attività intestata al padre e allo zio - , resterà aperta ma visto che la nostra produzione era strettamente legata al latte, è come se chiudessimo. Abbiamo tenuto una ventina di capi che non daranno latte ma carne, e li manderemo al pascolo brado, così non ci saranno più problemi di letame». La questione, infatti, gira attorno a quello: un’eccessiva produzione di letame, difficilmente smaltibile durante un inverno molto nevoso, e numerosi controlli da parte delle autorità preposte. In tutto questo non ha aiutato la posizione dell’azienda, situata nel cuore del paese con tutte le conseguenze legate alla convivenza forzata degli abitanti più vicini con gli odori ‘forti’, e tante pratiche burocratiche legate allo smaltimento del letame, considerato «rifiuto speciale», e soggetto ad un iter che ha messo in ginocchio altre aziende casearie in tutta Italia. Da qui la scelta di vendere le vacche e di iniziare a pensare ad una nuova vita. «Era la nostra attività principale – ci ha spiegato Luca Scatizzi, con la voce spezzata da chi è appena stato provato da un’emozione molto forte – e sia io che mio fratello abbiamo dei figli da mantenere, quindi saremo costretti a cercare qualche altro lavoro». Una perdita affettiva importante, oltre che economica, che emerge dalle parole dello Scatizzi quando cerca di ricostruire gli ultimi momenti: l’ultima mungitura, ieri, e poi la partenza delle vacche sui camion. La fine di una bella realtà, poi, di cui tanti, in questi anni hanno goduto: i grandi, che hanno ritrovato il sapore del latte appena munto e i bambini, che hanno scoperto un gusto nuovo, con 120 litri di latte al giorno distribuiti al fontanello della Coop di Prato e un’ottantina da quello della Coop di Vaiano. Il resto, circa 1000 litri, andavano alla Mukki e a gelaterie e pasticcerie pratesi.

Claudia Iozzelli