Prato, 8 marzo 2023 – La Corte di Assise di Appello di Firenze ha ribaltato la sentenza di assoluzione delle due ex guardie giurate dell’ospedale Santo Stefano, coinvolte in un episodio risalente al 2017.
Ieri il giudice Alessandro Nencini ha condannato Andrea Priolo e Simone Pagliantini (difesi dagli avvocati Giuseppe Nicolosi, Michela De Luca e Antonio Cozza) a 7 anni per omicidio preterintenzionale con riduzione della pena in virtù del rito abbreviato.
Una pena superiore a quella richiesta dall’accusa, che aveva chiesto la condanna a 6 anni e 10 mesi per Priolo e quattro anni e mezzo per Pagliantini. Fra 90 giorni si potranno conoscere le motivazioni.
La sentenza ribalta clamorosamente quella emessa in primo grado e arriva dopo che a settembre 2022 si è riaperto il processo a seguito della richiesta presentata dal pubblico ministero Valentina Cosci e dai legali della famiglia della vittima (assistiti dagli avvocati Manuele Ciappi, Benedetta Bertolaccini e Annalucia Mereu) di rinnovare l’istruttoria dibattimentale, risentendo anche alcuni testimoni-chiave. La richiesta era stata avanzata nella memoria firmata dal procuratore generale Sergio Affronte.
Un ribaltamento che arriva a quasi due anni dall’assoluzione in primo grado per non aver né picchiato né spinto il sessantenne, Massimo Statunato, che nella notte del 4 ottobre 2017 si presentò al pronto soccorso del Santo Stefano lamentando forti dolori alla schiena.
L’uomo, tossicodipendente e affetto da varie patologie, fu trovato riverso a terra. Il sessantenne rimase tetraplegico e dopo un anno morì.
Una doccia fredda per l’avvocato Nicolosi ed i suoi assistiti, ieri presenti in aula al momento della lettura del dispositivo, emesso dopo una breve camera di consiglio.
«Siamo rimasti basiti di fronte alla sentenza. - afferma Nicolosi - Siamo convinti che questo errore sarà corretto dalla Cassazione». Il legale dei due vigilantes annuncia la volontà di presentare ricorso al tribunale supremo: sarà presentato entro la fine di luglio.
I difensori dei fratelli e delle sorelle del 60enne, Ciappi e Bertolaccini esprimono soddisfazione. «L’esito del giudizio d’appello restituisce ragionevolezza alla vicenda processuale, poiché il corposo materiale probatorio raccolto a carico degli imputati non poteva essere svalutato nei termini in cui era avvenuto all’esito del giudizio di primo grado - dicono -. La rinnovazione istruttoria disposta dalla Corte d’Assise d’Appello è stata decisiva. Resta l’amarezza di dover prendere atto che una così grave condotta che ha causato a Statunato tanta sofferenza, prima di causarne la morte, risulta priva di ragione: un gesto grave quanto gratuito. Siamo consapevoli che si tratta di un esito provvisorio e che i difensori degli imputati ricorreranno in Cassazione, sicché, in ossequio alla nostra usuale prudenza, non intendiamo ’cantare vittoria’».