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Prato, addio a Duccio Cipriani: il produttore cinematografico muore di Covid

Aveva 64 anni ed era ricoverato da una settimana. Il ricordo di Marco Duradoni. I funerali alla Pietà

Duccio Cipriani (foto tratta da Facebook)

Prato, 5 novembre 2020 - Lutto nel mondo del cinema e dell'imprenditoria per la morte di Duccio Cipriani.  Il produttore cinematografico si è spento all'età  di 64 anni in ospedale (dove era ricoverato da una settimana) in seguito all'infezione da Covid 19. Cipriani accusò i primi sintomi della malattia una quindicina di giorni fa, poi dopo alcuni giorni, il ricorso all'ospedale dove il quadro clinico si è improvvisamente aggravato fino al decesso avvenuto nella notte. I funerali, nel rispetto della normativa Covid venerdì 6 novembre nella chiesa di santa Maria della Pietà. Tanti i messaggi di cordoglio sui social dopo che si è diffusa la notizia della morte.  Con Duccio Cipriani Prato perde uno dei volti più sorridenti e affabili, sempre vicino al mondo dello spettacolo, dell'intrattenimento, dello sport amatoriale (fu socio e fra i fondatori del Tennis club Prato) ai quali  dedicò risorse e impegno, specia dopo l'abbandono dell'attività imprenditoriale nel tessile. "Indole da attore nato",  lo definiscono gli amici,  espresse le sue doti come autore di riviste amatoriali (in particolare al Tennis club Prato), prima di legarsi alla "rivista" per eccellenza a Prato, quella del Buzzi, alla quale si dedicò come organizzatore e inimitabile sostegno del cast. Da una ventina d'anni, grazie al sodalizio con Marco Duradoni, pratese, imprenditore nel campo dell'home video, Duccio Cipriani si avvicinò al mondo del cinema, collaborando nel ruolo di produttore esecutivo, ad alcuni film diretti da Leonardo Pieraccioni, nei quali, come nell'ultimo 'Se son rose', si ritagliò un cameo come attore. Amico e sodale di Massimo Ceccherini, Alessandro Paci, del compianto Carlo Monni e di altri comici toscani, è stato impareggiabile ideatore e organizzatore di iniziative di intrattenimento, alle quali dava vita e presenziava con la proverbiale eleganza. Eleganza nei modi, nei gusti, nel vestire, nello scegliere auto di lusso. Figlio di Cipriano Cipriani e di Vera Guarducci, una delle famiglie più facoltose e in vista della Prato del dopoguerra, Duccio si mantenne nel tenore di vita, sempre all'altezza delle origini, concedendosi ai piaceri che amava condividere con chi gli era vicino. "Una persona leale, creativa, generosa, Duccio  amava ogni espressione della vita - lo ricorda Marco Duradoni - frequentarlo ieri come ancora era come partecipare a una gita di ragazzi di scuola". Definizione più azzeccata, proprio non c'è.

 

Al periodo scolastico si riallaccia il pensiero dell'avvocato Giovandomenico Mattei, che gli fu compagno di banco. "Alle medie, al Cicognini, Duccio, Leonardo Bianchi e io eravamo  vivacissimi ed affiatatissimi, finivamo per disturbare le lezioni, tanto che al secondo  anno ci trasferirono in sezioni separate - è il suo ricordo - E anche ai Misoduli, poco più che bambini, ne combinavamo di tutte. Crescendo, ho sempre ammirato il suo stile, la sua eleganza. Duccio è sempre stato un signore. L'ultimo vero signore di Prato".