
Morì cadendo dalla finestra: "Il processo è da rifare"
Condanna cancellata e processo da rifare. La Cassazione ha accolto il ricorso dell’avvocato Elena Augustin che assiste un romeno, Costin Avram, oggi 47 anni e latitante, accusato di omicidio preterintenzionale in seguito alla morte di un georgiano di 41 anni, avvenuta nel 2016, in pieno centro storico. L’episodio fu molto controverso in quanto il georgiano si calò dalla finestra nel tentativo di sfuggire alla furia del romeno che lo stava inseguendo. Dopo 40 giorni di agonia morì in ospedale.
Avram è stato condannato, sia in primo grado sia dalla Corte di Appello di Firenze, a 13 anni e 8 mesi di reclusione per omicidio preterintenzionale e per minacce aggravate. Ma l’avvocato Augustin ha presentato ricorso in Cassazione. I giudici della Suprema corte lo hanno accolto cancellando la sentenza della Corte di Appello e hanno disposto di rifare il processo rinviandolo a un’altra sezione. Le motivazioni devono ancora essere depositate. L’episodio risale alla notte fra il 19 e il 20 novembre del 2016. La ricostruzione dei fatti – le indagini furono seguite dalla squadra mobile – è stata piuttosto complicata in quanto il georgiano avrebbe fatto tutto da solo perché impaurito dalle minacce di morte del romeno. Secondo quanto emerso, Avram aveva atteso l’ex compagna nell’appartamento dove avevano abitato insieme. La donna fece rientro insieme a un conoscente al quale probabilmente voleva affittare una stanza. Quando Avram vide l’ex che rientrava con il georgiano, pensò che i due avessero una storia e, accecato dalla gelosia, iniziò a inveire e a minacciare di morte la donna. Per sfuggire a quella furia, lei e il georgiano si chiusero in camera da letto. Non è ben chiaro se Avram afferrò anche un coltello. Mentre i due erano rinchiusi in quella camera, il romeno, fuori di sé, continuava a battere alla porta tentando di entrare. A quel punto il georgiano, impaurito, decise si calarsi dalla finestra del secondo piano per darsi alla fuga. Ma mentre era appeso al parapetto perse l’equilibrio e cadde in strada.
La tesi della procura fu che le minacce dell’imputato avessero portato alla morte della vittima anche se non vi fu mai contatto fra i due. Di tesi contraria l’avvocato Augustin che ha sostenuto come non ci sia "nesso di causalità fra le minacce e l’evento morte". Per l’avvocato si è trattato di un evento "non prevedibile". "Il mio assistito non era neppure entrato nella stanza quando la vittima ha deciso di calarsi dalla finestra. Non c’è stata nessuna aggressione. Non poteva essere prevedibile che la vittima si calasse dalla finestra".
Laura Natoli