Miele choc, produzione a picco

Tutta colpa del meteo estremo. Attenti alle importazioni dall'estero

Un apicoltore

Un apicoltore

Vaiano (Prato), 6 settembre 2019 - Una stagione tragica per la produzione di miele in Toscana.

Finite le principali fioriture, gli apicoltori fanno il punto della situazione con cifre che toccano livelli molto bassi. «Abbiamo ottenuto circa 6/7 chili di miele a cassetta», spiega Giacomo Bencini de ‘I Briganti del crinale’, che con Antonio Stefani possiede diverse arnie a Sofignano e a Gavazzoli. «Tutto questo rispetto ad una media di 30/35 chili a cassetta che riuscivamo a ricevare negli altri anni». La causa: una serie di condizioni meteo estreme che si sono susseguite durante la stagione produttiva, a cominciare dal periodo di fioritura dell’acacia.

«La stagione è partita male, con un maggio piovoso e freddo durante la fioritura dell’acacia, per uno dei mieli più importanti. Sono iniziate le prime difficoltà con le famiglie di api: gli alberi producevano di meno mentre loro consumavano di più. C’è stata una moria di famiglie perché le api non avevano da mangiare. Veder morire le famiglie nel periodo dell’acacia, che è il periodo del bengodi per gli apicoltori, è tragico, ma ad inizio stagione le famiglie erano già numerose e il nettare non c’era. Poi è arrivato giugno, con temperature record. Per il forte caldo le fioriture di tigli e rovi sono durate pochissimo. Poi il castagno, che ha fatto una buona fioritura ma che da queste parti è colpito in modo importante dal cinipide. Tante situazioni estreme che hanno fatto sì che in molti non siano riusciti a produrre mieli specifici ma solo millefiori, mettendo insieme le poche fioriture dei vari periodi. Ad inizio agosto finisce l’annata, poi restano le edere, ma perlopiù è una produzione di ripiego e assai difficile. Ognuno ha cercato di fare il meglio possibile con le essenze che ha più vicino, ma in linea di massima la pianura è quella che si è salvata di più. Tutta la Vallata è stata in grossa difficoltà, tanto che i vecchi apicoltori non si ricordano annate del genere, se non quella del 2017, che è stata pessima. Tutti parlano di nuove malattie e di veleni: certo, possono influire ma sulle nostre montagne questi problemi sono limitati».

Il rischio alle porte, in queste annate di scarsa produzione, è che qualche ‘furbetto’ acquisti il miele all’estero e lo rivenda come nostrano. «Capita di trovare ai mercatini legati ai forum sul miele – conclude Bencini – qualcuno dell’est Europa che offre miele a tre euro al chilo. Fra l’altro non è difficile veicolare il miele in Europa, visto che non ha grossi problemi di conservazione e che anche facendo analisi è assai difficile stabilirne la provenienza. Quindi, quello che consiglio è di diffidare di chi, in annate come questa, dichiara di non aver avuto flessioni nella produzione e di acquistare il miele soltanto da persone di fiducia».

Claudia Iozzelli