
Antonio Mati, la vittima
Prato, 15 febbraio 2016 - «Siamo increduli. Antonio negli ultimi giorni aveva dato chiari segnali di ripresa e tutti ormai pensavamo che il peggio fosse passato. Rispondeva agli stimoli esterni e a gesti riusciva a farsi capire dai figli. Poi stamani (ieri mattina, ndr) la tragica notizia. Ancora stentiamo a credere che un uomo tanto buono se ne sia andato così presto». Lucio Cardinale, presidente del Prato Sport, racconta gli ultimi giorni di vita di Antonio Mati, il 71enne entrato in coma dopo essere stato colpito da meningite. L’uomo era molto conosciuto in città per avere fatto il rappresentante e per il suo impegno nel mondo dello sport. Da giovane aveva vinto anche lo scudetto italiano nella categoria Juniores. Poi la collaborazione col Prato Sport seguendo le gesta calcistiche del figlio Maurizio. Da qualche tempo era in pensione, ma quasi ogni giorno andava ad aiutare i figli (Maurizio, appunto, e Daniele) al negozio di telefonia di San Paolo.
«Era una persona semplice, eccezionale – prosegue Cardinale – Tutta la famiglia è splendida, di una educazione esemplare. Ci siamo rimasti male perché nonostante i medici non si sbilanciassero erano chiari i segni di miglioramento. Aveva gli occhi costantemente aperti, muoveva le mani. Nulla lasciava pensare a questa tragedia. Più passavano i giorni e maggiori sembravano le probabilità che si riprendesse. Purtroppo così non è stato».
Tutti gli amici e conoscenti, dopo che la notizia si è diffusa, si sono stretti intorno alla famiglia. Tantissimi gli attestati di stima arrivati ai figli sia di persona che al telefono. Qualcuno ha voluto ricordare Antonio anche attraverso la pagina Facebook. «Per me sei stato come un altro babbo» scrive Fabio. «Sei un grande uomo, ti porteremo sempre nei nostri cuori» aggiunge Giovanni. Il Prato Sport in segno di lutto ha chiesto e ottenuto il rinvio della partita di Terza categoria. E la prossima settimana tutte le squadre dai dilettanti alle giovanili, fino al femminile osserveranno un minuto di silenzio in ricordo del loro dirigente.
«Si metteva sempre a disposizione della società – racconta Cardinale – Faceva il guardalinee, l’accompagnatore, il cassiere o il barista. Non faceva differenza, gli bastava dare una mano. Stravedeva per le doti da calciatore del figlio, quando me ne parlava gli si illuminavano gli occhi. Per tutti noi è stato un punto di riferimento e per i più giovani un modello da seguire. Ovunque sia adesso, tutti noi gli vogliamo dire grazie. Di cuore».