
Matteini, chiesta la liberazione . La procura insiste: "Ai domiciliari"
Appena un’ora di udienza. E’ quella che si è tenuta ieri al tribunale del Riesame al quale l’avvocato Pier Matteo Lucibello, che assiste Riccardo Matteini Bresci, ad del Gruppo Colle, finito ai domiciliari nell’inchiesta per corruzione che vede come indagato principale il carabiniere Sergio Turini, ha fatto ricorso per chiedere l’annullamento della misura cautelare. Una udienza veloce, a differenza di quella che si è svolta la settimana scorsa per Turini, alla quale Matteini non era presente. L’avvocato dell’imprenditore ha chiesto la revoca della misura cautelare che ha colpito Matteini Bresci, insieme a Turini e a un investigatore privato di Torino, il 30 maggio scorso per un presunto giro di favori a imprenditori, italiani e cinesi, da parte del carabiniere. A replicare a Lucibello è stato direttamente il procuratore aggiunto di Firenze, Luca Tescaroli (dal 14 marzo scorso nominato alla guida della procura di Prato dove non ha ancora preso servizio) che ha sostenuto la necessità di mantenere l’attuale misura. Il tribunale si è preso qualche giorno per decidere. La scorsa settimana lo stesso Riesame si era espresso sulla posizione di Turini, difeso dall’avvocato Giovanni Renna, che si trovava in carcere. Il Riesame ha concesso al carabiniere i domiciliari con braccialetto elettronico. Matteini Bresci era comparso di fronte al gip per l’interrogatorio di garanzia ma si era avvalso della facoltà di non rispondere rilasciando solo dichiarazioni spontanee per negare che ci fosse stata corruzione fra lui e il militare. "Non abbiamo parlato di queste cose – ha detto Lucibello – ci siamo limitati a chiedere l’annullamento della misura. Ci sarà tempo e modo di chiarire".
Durante l’udienza a carico di Turini, durata oltre 5 ore, la procura ha depositato nuovi atti fra cui le telefonate intercorse fra il militare e una esponente di Fratelli di Italia a Poggibonsi (dove il carabiniere era in servizio fino al 2021) e una perizia sulla cantina privata di Turini in cui sarebbero conservati vini per un valore di 31.000 euro.
Laura Natoli