
Francesco Marini
Marini Industrie ha festeggiato i primi 80 anni di attività: una delle realtà tessili più solide che ha nell’America il mercato di riferimento. Dello scossone dazi ne parliamo con Francesco Marini, responsabile sviluppo prodotto e innovazione.
Qual è ad oggi la quota di export verso il mercato Usa?
"Gli Stati Uniti rappresentano il mercato di riferimento per la nostra azienda. Non tanto e non solo per il peso specifico in termini di volumi, ma per il tipo di interlocutori e per il posizionamento dei nostri tessuti. È un mercato maturo che ha saputo riconoscere e valorizzare la manifattura italiana".
Quali categorie di prodotti esportate di più verso gli Usa? "Esportiamo tessuti destinati a capi di fascia medio-alta con una forte connotazione creativa. Sono prodotti che trovano spazio nelle collezioni dei brand più attenti alla ricerca, alla tracciabilità e alla sostenibilità".
Avete fatto un calcolo sugli effetti del dazio al 15%?
"È ancora presto per misurare con precisione gli effetti concreti. La vera criticità oggi è la mancanza di chiarezza. Ci si chiede se il 15% sarà applicato come dazio flat su tutti i prodotti, o come aumento rispetto ai dazi già esistenti. Per alcuni prodotti tessili l’attuale dazio arriva già al 26%, in altri è intorno al 4%. Capire quale delle due ipotesi sarà adottata è un elemento chiave per valutare l’impatto sul mercato. Saranno i brand a decidere come reagire, se scaricando i costi sul consumatore finale, se con politiche di pricing e posizionamento diverse".
La svalutazione del dollaro è un ulteriore scoglio?
"Sì, perché si sommano due fattori che impattano sul prezzo finale. In un mercato già sensibile ai costi, ogni variazione ha un peso. Penso che non ci saranno battute d’arresto: le collaborazioni coi clienti statunitensi potrebbero consolidarsi e dar vita a partnership finora inesplorate, con l’intento comune di garantire servizio e qualità. Faremo una riflessione su come e su quali mercati rafforzare la nostra presenza".
Pensate a qualche strategia?
"Stiamo osservando le mosse dei brand. È lì che si gioca una parte fondamentale della partita: capire come reagiranno, se saranno in grado di assorbire l’aumento o se decideranno di spostare parte della produzione o delle forniture. Intanto, stiamo cercando di raccogliere informazioni certe per valutare quali mercati possano meritare un impegno ancora maggiore. La capacità di reagire, di adattarsi, di investire in innovazione e ricerca è e resta uno dei nostri punti di forza. Fino a poche settimane fa, gli ordini per la primavera-estate avevano lasciato intravedere segnali di ripresa. Con questo scenario in mutamento, resta da capire se quella tendenza positiva potrà consolidarsi o no. E’ fondamentale avere certezze per fare scelte strategiche sensate e tempestive".
Quali aspettative verso le istituzioni europee e italiane?
"Dispiace constatare che l’Europa non sia riuscita a portare a casa un accordo vantaggioso. Abbiamo bisogno di informazioni certe e di politiche industriali che aiutino a recuperare competitività strutturale. Le imprese possono fare la loro parte e la fanno".
Sara Bessi