Mafia cinese, la procura si vede respingere un altro ricorso

Si tratta del secondo troncone di inchiesta

Mafia cinese (Ansa)

Mafia cinese (Ansa)

Prato, 27 giugno 2018 - Un altro «no». Anche il secondo ricorso presentato in Cassazione della procura antimafia di Firenze sull’inchiesta «Chinatruck» (diventata famosa con il nome di «mafia cinese») è stato dichiarato inammissibile. Si tratta della seconda tranche del ricorso per la metà delle posizioni che non erano state prese in esame nella scorsa udienza.

L’esito era piuttosto scontato dopo che i giudici della Cassazione avevano rigettato il primo ricorso, quello dove tra l’altro figurava il personaggio chiave di tutta l’inchiesta, Zhang Niazong, il cosiddetto «capo dei capi», come venne chiamato dal giudice per le indagini preliminari di Firenze Alessandro Moneti che aveva disposto gli arresti nel gennaio scorso. «No» dunque a un secondo Riesame per valutare le posizioni dei vari arrestati, 32 sui 33 che per cui era stata disposta la misura cautelare con la pesante accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso.

Il pm dell’antimafia, Eligio Paolini, che ha ereditato l’inchiesta dai colleghi Squillace Greco e Tommaso Coletta, aveva presentato ricorso contro la decisione dei giudici del Riesame che, a febbraio, con un colpo di spugna, avevano cancellato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere di 33 presunti affiliati all’organizzazione mafiosa.

Tra questi c’era anche Zhang Naizong, descritto dal gip Moneti come il capo dei capi, l’uomo nero, colui che comandava all’interno della comunità e che gestiva un impero che spaziava dalla gestione dei trasporti su gomma delle merci cinesi che da Prato andavano in Europa, a traffici illeciti come i locali notturni, lo spaccio di droga, lo sfruttamento della prostituzione e l’usura.

E’ questo l’unico reato rimasto in piedi per Zhang per il quale è ancora agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. L’operazione China truck era partita nel lontano 2010 e condotta per quattro anni dalla squadra mobile pratese. La maxi operazione aveva scosso la città portando Prato alla ribalta nazionale perché considerata la capitale europea della mafia cinese. Adesso si attende la prossima mossa della Dda che potrebbe decidere per la richiesta di rinvio a giudizio o scegliere altre strade.