
Tra gli scrittori più famosi in Cina, oggi presenta Una frase ne vale diecimila. Nel suo paese quattro milioni di copie vendute. Tradotto in 12 lingue .
Il libro si intitola Una frase ne vale diecimila e in Cina ha venduto oltre quattro milioni di copie. L’autore è Liu Zhenyun, uno degli scrittori cinesi più amati, e oggi alle 15 sarà a Prato, al Convitto Cicognini, per parlare del suo romanzo, definito il "Cent’anni di solitudine cinese". L’opera ha ottenuto il Premio Mao Dun nel 2011, massimo riconoscimento cinese per il romanzo, oltre a numerosi altri premi, e ora è stata pubblicata anche in Italia da L’Erma di Bretschneider, con la traduzione di Patrizia Liberati. Zhenyun è in tour nel nostro Paese per presentarla in cinque città: oltre a Torino, Milano, Bologna e Roma, ha scelto anche Prato, proprio perché sa bene che qui vive la comunità cinese più numerosa d’Italia. E dal palco del Teatro del Cicognini intende lanciare un messaggio particolare al pubblico, italiano e cinese: "Una frase ne può valere diecimila – dice – perché può suscitare risonanza. E in quel momento di risonanza, un giorno può sembrare lungo quanto tre stagioni". Nel suo romanzo l’autore ricorda l’importanza del dialogo e dell’ascolto, della comunicazione e dell’empatia, valori che sottendono ogni comunità. "Prato, il cui nome in cinese significa ‘prateria’, è come una vasta prateria – aggiunge lo scrittore – , con un cuore ampio e accogliente. È grazie alla sua capacità di accogliere e integrare che questa città è diventata ricca di diversità e di esperienze". Il titolo dell’incontro di oggi, organizzato in collaborazione con il Festival Seta, è "Scrivere di gente comune: Liu Zhenyun racconta le sue opere". Nel libro Zhenyun offre un affresco di mille personaggi, partendo dalle vicende dei due protagonisti, Yang Baishun e Niu Aiguo, rispettivamente prima e dopo la nascita della Nuova Cina (1949). Uomini di poche parole e ancor meno amici: le loro esistenze condividono la solitudine che è alla base della condizione umana. Dal romanzo sono state tratte anche una serie televisiva, un film e un’opera teatrale, che in Cina hanno avuto un grande successo.
Zhenyun ha 66 anni, dopo la laurea in lettere a Pechino, ha militato per cinque anni nell’Esercito popolare di liberazione. È considerato lo scrittore cinese che riesce a trasmettere nel modo più efficace gli aspetti contrastanti della società moderna e della cultura metropolitana e rurale della Cina, con umorismo e tagliente sarcasmo. Ad oggi, in Cina, sono state vendute oltre 15 milioni di copie delle sue opere e la maggior parte dei suoi romanzi sono stati adattati per lo schermo. Liu scrive personalmente le sceneggiature per tutti gli adattamenti. "Confrontare il romanzo con il film aiuta a comprendere meglio l’opera – dice –. Si vedono le differenze e le somiglianze tra la parola scritta e l’immagine, il che arricchisce l’esperienza e la comprensione della storia. Sarebbe bello un giorno organizzare a Prato una rassegna dei film tratti dai miei libri".
Una frase ne vale diecimila è già stato tradotto in 12 lingue oltre all’inglese, anche in russo, arabo, farsi e giapponese. Zhenyun parlerà al Convitto Cicognini, dove da ragazzi hanno studiato due grandi scrittori italiani, Curzio Malaparte e Gabriele D’Annunzio, e questo è il suo messaggio per i ragazzi di Prato, tra i quali oggi uno su quattro è di origine cinese: "Alcune opere di Malaparte e D’Annunzio sono state tradotte in cinese. Sono scrittori di grande cultura e profondità. Ho sempre detto che chi ha saggezza, con una sola frase, può dire più di mille parole".
Anna Beltrame