REDAZIONE PRATO

"Letteratura, un valore immortale". La lezione del maestro bestseller Liu

Incontro degli studenti al Convitto Cicognini con l’autore cinese dei record

Incontro degli studenti al Convitto Cicognini con l’autore cinese dei record

Incontro degli studenti al Convitto Cicognini con l’autore cinese dei record

Il piglio ironico non gli manca di certo, quando gli viene chiesto come avvicinare i giovani pratesi di origine cinese ai luoghi della cultura cittadina. "Semplice, se inviti persone come me vengono subito". Lui in effetti è parecchio famoso nel Celeste Impero, si chiama Liu Zhenyun ed è uno degli scrittori cinesi più amati e premiati: ieri ha fatto il pieno di giovani al teatro del Convitto Cicognini. Fra i presenti, molti studenti del liceo internazionale accompagnati dal docente e sinologo Roberto Pecorale. Palcoscenico prestigioso e azzeccato, dunque, quello del festival "Seta" ideato da Matteo Burioni dell’associazione Orientiamoci in Cina in una piazza non certamente scontata: il tour di presentazione nel Belpaese del suo ultimo romanzo intitolato "Una frase ne vale diecimila" (tradotto in dodici lingue e pubblicato anche in Italia da L’Erma di Bretschneider, traduzione di Patrizia Liberati) dopo Milano, Torino e Genova domani finirà nella capitale al salone "Più libri più liberi". Lo scrittore sa bene che qui vive una delle comunità cinesi più grandi d’Europa.

"Ho voluto fermarmi a Prato per fare un’esperienza più ricca, scegliendo una città dalle grandi potenzialità, uno spazio dove ci si mescola e questo rappresenta una grande opportunità per la città stessa". Opportunità che tanti ragazzi ieri pomeriggio hanno colto in una platea da tutto esaurito, facendo domande sulla genesi del romanzo descritto dalla critica come il "Cent’anni di solitudine cinese". Come Marcello e un suo compagno che, masticando con padronanza il mandarino, hanno chiesto a Liu Zhenyun quale sia stata l’opera più difficile da scrivere e cosa significhi oggi fare letteratura. Ha citato Shakespeare, Dante e Calvino, il poeta Li Bai ai tempi della dinastia Tang riallacciando un filo rosso che unisce Oriente e Occidente. "La letteratura serve a perpetuare la memoria perché le persone muoiono, le epoche cambiano ma la scrittura è immortale". "Una frase ne vale diecimila" ha ottenuto il Premio Mao Dun nel 2011, massimo riconoscimento cinese per il romanzo, oltre a numerosi altri premi. Tre motivi per non perderlo? "Un libro ricco di humour ed è permeato di filosofia, occidentale e orientale", ha sintetizzato Liu. Applausi. Tornerà a Prato.

Maria Lardara