REDAZIONE PRATO

Le aziende tessili bocciano il Decreto Sostegni

Confindustria: "Sbagliato mettere il tetto a 10 milioni di euro di fatturato". Cna: "Fuori dagli aiuti 4 imprese su 10 del sistema moda"

Le aziende tessili bocciano il Decreto Sostegni

Bene il superamento della logica dei codici Ateco, male invece i nuovi criteci indicati nel Decreto Sostegni approvato venerdì scorso. Lo dice il presidente di Confindustria Toscana Nord, Giulio Grossi, secondo il quale uno dei problemi del nuovo decreto sta nel fato che "il tetto per l’individuazione delle aziende da sostenere a soli 10 milioni di fatturato esclude molte imprese di dimensione ancora definibile come piccola". Al contrario, dice Grossi, "occorre che si pensi anche ad aziende con fatturati maggiori, che non per questo possono sostenere contrazioni pesanti come quelle imposte a molte di esse dalla pandemia". E ancora: "E’ il parametro stesso del fatturato a presentare degli evidenti limiti, in quanto ben più significativo sarebbe stato il riferimento all’entità delle perdite. Le risorse, già scarse, rischiano di essere anche mal distribuite e di arrivare fra mesi, quando la situazione potrebbe essere irrimediabilmente compromessa. Si attendono i prossimi provvedimenti per ottenere risposte anche su altre fondamentali questioni, dalla necessità di posticipare l’applicazione delle nuove regole per la crisi d’impresa e la Plastic Tax, alla necessaria ripresa del tema liquidità". "Innegabile la portata del decreto, che ha importi pari a quelli di una manovra nazionale di bilancio", aggiunge il vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Daniele Matteini. "Tuttavia le risorse non sono sufficienti, così come sono discutibili sia il tetto a 10 milioni di fatturato sia quest’ultimo parametro stesso. La portata del provvedimento rischia di essere inficiata dall’entità comunque insufficiente delle risorse, dai tempi troppo dilatati per la loro erogazione e dai criteri della loro distribuzione, che almeno per le aziende manifatturiere non possono dirsi centrati". "Prato rischia penalizzazioni gravi dall’impostazione del Decreto Sostegni", conclude il vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Francesco Marini. "Molte imprese industriali potrebbero rimanerne escluse perché superano, magari di pochissimo, i 10 milioni di fatturato, oppure perché sfiorano, senza raggiungerlo, il 30% di calo di fatturato. Una quota, quest’ultima, probabilmente pensata per attività non strutturate, diverse da quelle industriali: molti comparti del manifatturiero hanno costi fissi elevati che non possono reggere contrazioni dell’attività anche ben inferiori a quelle sottese al Decreto Sostegni. L’accesso o meno ai sostegni andrebbe legato non al parametro del fatturato ma a quello delle perdite". E anche Federmoda Cna Toscana Centro, dopo avere elogiato il superamento dei codici Ateco, avanza critiche al Decreto Sostegni. Dice il presidente Francesco Viti: "Necessaria l’applicazione di un meccanismo di decalage". E ribadisce la necessità di un nuovo scostamento di bilancio visto che "anche la soglia del 30% sul calo di fatturato impatterà enormemente sulle aziende del sistema moda e lascerà fuori dagli aiuti del Governo circa 4 imprese su 10". Secondo Viti, "aver mantenuto una soglia per poter accedere ai benefici rappresenta comunque una discriminazione nei confronti di migliaia di attività economiche che nel 2020 hanno subito pesanti cadute del fatturato, pur al di sotto del 30%, e non percepiranno alcun ristoro". In base all’ultimo studio elaborato da Cna sui cali di fatturato emerge che l’80,8% delle imprese della manifattura ha registrato una perdita media del 27,2% rispetto al 2019.