Ci sono storie che entrano come lame di luce nel buio della guerra. Quella di Mirco, Marco e Maura diventa una di queste. E’ la storia di una nuova famiglia, dunque è storia di ‘costruzione’ in un momento in cui si sgretolano città, storie, vite. Marco e Maura, di cui vi abbiamo raccontato i mesi scorsi, sono riusciti finalmente a diventare i genitori di Mirco, bambino ucraino di 12 anni dal 5 marzo al sicuro in Polonia, in un centro congressi vicino a Rawa Mazowiecka (80 chilometri da Varsavia), assieme ad altri circa 700 bimbi degli orfanotrofi ucraini. Ma riavvolgiamo il nastro. Era il 16 febbraio quando Marco Romei, 59 anni, insegnante (lavora al Marconi di Prato) e la moglie Maura, 56 anni, assistente amministrativa alla didattica al Gandhi, partono per Kiev e raggiungono Bilhorod-Dnistrovs’kyj, dove si trova l’orfanotrofio. Dove si trova Mirco. Lo conoscono. Il legame nasce immediato. Il bambino si dice d’accordo all’adozione, è felicissimo. ll 22 febbraio vengono depositati i documenti necessari, quindi la coppia pratese rientra in Italia. Manca solo l’ultimo step: l’udienza finale, che di solito avviene dopo circa 3 settimane. "Fino a quando non viene fatto questo passaggio di fatto non sei nessuno", spiega Marco. Sono state settimane d’ansia. "Il 19 marzo il gabinetto dei ministri ucraini ha diramato una comunicazione per il blocco di tutte le adozioni internazionali – racconta –: noi ci stavamo battendo per un’accoglienza internazionale, per trovare il modo di portare Mirco qui il prima possibile. Ma non si poteva". Le rigidità iniziali, grazie anche al lavoro dei referenti ucraini assegnati a ciascuna pratica di adozione, con le settimane si sono ammorbidite. E’ stato possibile riprendere i contatti con i bambini. Marco e Maura hanno fatto la valigia e il 2 e 3 aprile sono tornati a trovare Mirco in ...
© Riproduzione riservata