
Lando Bartolini, tenore, "principe ignoto", quello di Turandot, di "All’alba vincerò", oggi si svela in un libro di Anna Maria Gasparri Rossotto, appassionata narratrice dei personaggi del teatro d’opera (prezioso il suo volume "La mia amica Tebaldi"). L’uscita di questo libro "Lando Bartolini- Principe Ignoto", farà felici tanti amanti dell’opera, tanti amici pratesi: "Sono pratese, non fiorentino!" ha sempre precisato puntigliosamente il tenore, ora ritiratosi dalle scene, a chi in tutto il mondo lo intervistava. Bartolini pratese è fondatore e socio onorario dell’associazione "Perché Verdi Viva". Un libro, finalmente, che con una velatura anche malinconica fa luce su una carriera di trionfi "ma circondata da ingiusti e ingiustificati silenzi". E il titolo, nella sua allusione intenzionale centra la polemica: l’autrice in questa biografia ripercorre "la parabola artistica e umana di un cantante straordinario che, erede del primato vocale di Mario del Monaco, completa e chiude quel ventesimo secolo che si era aperto con Enrico Caruso". Che resta però "ignoto principe", eppure popolare, sempre amato e applaudito dal pubblico del mondo, dal Giappone al Metropolitan di New York, dalla Siberia all’Italia; ma che ha il rammarico di non essere stato "nella manica dei teatri che contano, nel grande giro della pubblicità". Le registrazioni contano e Bartolini con la magica dote di apprendimento che possiede si è spinto in repertori dai titoli "ignoti", richiesto da direttori come Gavazzeni. Le promesse di incidere venivano, ma c’era sempre chi all’ultimo momento faceva lo sgambetto. Una volta al nostro giornale ebbe a dichiarare "credevo che la voce bastasse!".
Una biografia rivelatrice, questa della Gasparri Rossotto, che divide sapientemente la stesura in un "Lando si racconta" e in una seconda parte "Lando raccontato". La prima parte non mancherà di sorprendere il lettore: chissà quanti amici di Prato si riconosceranno in quel giovanottino che a 15 anni va ad annodare fili in filanca. Ma che poi, come in una fiaba, finisce in America con Deanna la moglie, con uno autorevole zio prete "rivoluzionario". E via cantando per il mondo.
Ma non nella sua città, Prato che gli riconosce targhe d’occasione: cantò per la festa della Provincia di Prato, non cantò "Tosca" per la inaugurazione del "Politeama Pratese", né finì bene il progetto avviato nel 2007 per allestire al Politeama "La cena delle beffe", che il tenore aveva cantato a New York e che con piacere avrebbe interpretato nella sua città. La controcopertina del bel libro (Youcaprint), si fa apprezzare anche per la dovizia di documenti e immagini (a corredo: due preziosi dvd con reperti storici). Riporta una frase da "Andrea Chenier" cavallo di battaglia di Bartolini, ma che nell’opera di Giordano è in bocca al rivoluzionario Gerard: "Com’era irradiato di gloria il mio cammino...!" .
Goffedo Gori