
La vita che cambia . Dopo 50 anni di lavoro fare la spesa è un lusso: "Si rinuncia a tutto"
"Era il 5 febbraio del 1975 quando ho aperto la mia azienda che è rimasta attiva fino al 31 dicembre 2021. Facevo impianti audiovideo, ho sempre lavorato sui tetti, è stata una gran fatica... 46 anni di lavoro". Massimo Spinelli cita a memoria le date simbolo della sua vita da lavoratore, quasi cinquanta’anni di sudore e fatica che oggi valgono un assegno netto che sfiora a malapena 1200 euro. Anni di fatica, come altre migliaia di pratesi, per trovarsi oggi nella condizione di dover scegliere con grande attenzione cosa mettere nel carrello della spesa, quando accendere il riscaldamento, rinunciare alla vacanza più lunga a fronte di pochi giorni. Spinelli, una vita da artigiano, oggi nella dirigenza di Cna Pensionati, racconta uno spaccato comune a migliaia di persone. Famiglie solide, con un passato di lavoro, che oggi a causa dell’inflazione, dell’aumento abnorme dei prezzi, del caro bollette riescono ad arrivare in fondo al mese solo mettendo in fila rinunce su rinunce. "Negli uffici si rivolgono tantissimi pensionati che si trovano in difficoltà - spiega Spinelli -. Quello che qualche anno fa riuscivamo a fare senza grandi problemi come andare a mangiare al ristorante o le vacanze, oggi è diventato un lusso. In tanti non si possono più permettere nemmeno di uscire a cena fuori e questo crea incertezza, frustrazione e tristezza. Lavorare una vita per trovarsi con una pensione che a mala pena ci permette di arrivare a fine mese non è dignitoso, non può essere così".
Il problema riguarda anche i conteggi: "Tanti mi chiedono perché sulla pensione mensile viene addebitata l’Irpef, l‘imposta sul reddito che di fatto lima gli assegni già magri - spiega -. In questi ultimi mesi è aumentato l’accesso ai bonus e alle agevolazioni su bollette o sui trasporti, ma il problema è che anche in questi casi si prende in considerazione gli importi lordi delle pensioni, ma in tasca alle famiglie arrivano molti meno soldi". La scure dei rincari sta mettendo a dura prova le famiglie medie, quelle che non hanno mai avuto bisogno di aiuti finanziari, che hanno sempre lavorato e che oggi si trovano a dover rinunciare anche a curarsi. "La prossima settimana devo accompagnare mia moglie a fare una Tac a Pistoia, con la sanità pubblica abbiamo atteso tre mesi e comunque il posto era solo fuori provincia - aggiunge -. Curarsi privatamente non è un lusso per pensionati, con un assegno medio da 1200 euro come quello degli artigiani, non è possibile e così siamo costretti ad affidarci ai tempi della sanità pubblica". Un tema caldo in questo periodo di prezzi pazzi è proprio quello della salute delle persone: la sanità pubblica arranca, quella privata ha costi inaccessibili per chi vive con 1200 euro al mese e così in molti rinunciano anche alle cure non indispensabili.
"Molto spesso le persone soprattutto le più anziane rinunciano a comprare farmaci che non vengono passati dal sistema sanitario - conferma Niccolò Biancalani, medico di famiglia e segretario regionale della Fimmg -. Negli ultimi tempi è un fenomeno che notiamo molto di più, lo sciroppo, l’integratore, quello che può essere un aiuto in più per stare meglio non viene comprato. Purtroppo è quello che accade quotidianamente".
Silvia Bini