La tragedia di Laura. Incinta di otto mesi stroncata da malore . Il bimbo è gravissimo

Laura Porta, 37 anni, si è sentita male domenica mentre era a casa Per lei non c’è stato nulla da fare. Il piccolo è ricoverato al Meyer e lotta fra la vita e la morte. Lo strazio dei soccorritori: "Fatto il possibile".

C’è una speranza a cui si aggrappa una famiglia. Un padre soprattutto, che in poche ore ha perso la sua compagna, Laura Porta, 37 anni, infermiera al carcere della Dogaia, stroncata da un malore improvviso all’ottavo mese di gravidanza, e che ora prega per la vita di suo figlio, nato grazie a un intervento cesareo di emergenza. Il bimbo è ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze. Le condizioni del piccolo Andrea, questo il suo nome, restano stabili, seppure in un quadro clinico molto grave. I medici stanno facendo di tutto per salvare la vita al neonato. Ma sono molte ancora le incognite. Il piccolo è nato prematuro, all’ottavo mese, con un parto di emergenza. Soprattutto, ha vissuto, insieme alla mamma, momenti difficilissimi, di sofferenza, durante i quali medici e infermieri hanno fatto di tutto per salvare la vita alla donna, e nel contempo per proteggere il piccolo.

La tragedia si è consumata domenica intorno alle 14, nella casa dove Laura Porta viveva con il suo compagno, a Pistoia. Un dramma che ha scosso due comunità, quella di Pistoia, dove la coppia viveva e quella di Prato, dove lavorava come infermiera nel carcere e dove aveva conosciuto il suo compagno, Antonio, agente di polizia penitenziaria sempre alla Dogaia.

Quella di domenica è stata una corsa contro il tempo, per salvare non una ma due vite.

La chiamata al 118 è arrivata poco prima delle 14. La prima squadra a partire è stata quella della Misericordia di Candeglia. Ma in corsa, il codice è cambiato, la paziente era già in arresto cardiaco. Insieme è partita un’altra ambulanza dalla Misericordia di Pistoia e l’automedica di Agliana. A chiamare i soccorsi è stato il compagno della donna in attesa: lei si sarebbe sentita male, per una nausea improvvisa, e sarebbe entrata in bagno. Ma dopo alcuni minuti, non vedendola uscire, lui, preoccupato avrebbe aperto la porta, trovandola svenuta sul pavimento.

"Quando siamo arrivati la situazione era già critica e il marito aveva iniziato a praticarle il massaggio cardiaco – racconta una delle soccorritrici – Sono stati minuti interminabili. Ad un certo punto eravamo in dieci nel piccolo appartamento, tra medici e infermieri". Manovre delicatissime, quelle che i soccorritori hanno dovuto mettere in pratica, per cercare di rianimare la donna, ma al contempo proteggendo il bambino dagli urti che un massaggio cardiaco può provocare. "Non abbiamo mai smesso di massaggiarla per tutto il tempo, mentre un altro soccorritore teneva il grembo, per evitare che subisse urti: c’erano due vite da salvare, l’una legata all’altra".

E’ stato deciso il trasferimento in ospedale dove l’equipe medica era già pronta per effettuare il parto cesareo. La barella è stata fatta uscire dalla finestra dell’appartamento al piano terra, per evitare altri scossoni.

"In sala parto non abbiamo mai smesso di massaggiarla – racconta ancora la soccorritrice – E il massaggio è continuato anche sul corpicino del neonato, che aveva un respiro flebile. Abbiamo fatto tutto il possibile".

M.V.