
Il mondo dello sport pratese è di nuovo in lutto. E stavolta il destino ha picchiato davvero duro, portandosi via la scorsa notte Piero Sambrotta, uno dei pilastri del mondo sportivo cittadino, stroncato a nemmeno 64 anni (li avrebbe compiuti a settembre) da un arresto cardiaco che lo ha sottratto all’affetto della moglie Simona Innocenti e delle figlie Ilde ed Eva. Immediato il cordoglio di tutta la città, per un uomo che, oltre ad essere stato un atleta di grande livello, era riuscito a farsi stimare e voler bene da tutti per le sue doti umane e per la sua sensibilità verso i più bisognosi. "Una bellissima persona, un atleta con alle spalle tanti successi, un creativo fondamentale nella realizzazione di diverse manifestazioni, una fra tutte la Prato Urban Run – il commento del sindaco Matteo Biffoni e dell’assessore allo sport Luca Vannucci, che hanno espresso il loro cordoglio a nome della giunta e dell’amministrazione comunale -, un uomo ricco di idee, con un’attenzione particolare all’aspetto sociale dello sport. La notizia della sua scomparsa ci ha colti impreparati e reso molto tristi. Mancherà molto a tutti". Collaboratore storico del Cgfs, Sambrotta si era occupato di varie attività di grande importanza fino a pochi giorni fa. La sua morte improvvisa ha lasciato di sasso anche i tanti colleghi che avevano avuto modo di lavorare con lui: "Abbiamo iniziato insieme, a metà degli anni ’70, a collaborare all’interno del Cgfs – ricorda commossa Beatrice Becheri, direttrice del Cgfs -. Piero era una persona gentile e disponibile, ma anche un uomo capace e dinamico. La passione e la dedizione per questo lavoro lo avevano fatto diventare un punto di riferimento per tutti. Lascerà un grande vuoto dentro ognuno di noi, che ricorderemo sempre la sua capacità di mettersi in gioco e di saper superare ogni tipo di sfida, nella vita e nel lavoro".
Dopo una giovinezza trascorsa sulle piste di atletica, dove era riuscito a distinguersi come maratoneta, arrivando a sfiorare la convocazione alle Olimpiadi, Sambrotta non aveva mai abbandonato lo sport e non aveva perso la voglia di superare i suoi limiti, arrivando a correre la "Maratona di New York" in meno di 2 ore e mezza (2 ore e 23 minuti per l’esattezza), o a partecipare a gare massacranti di triathlon da atleta Master, ad alcuni "Ironman" e a gare di ciclismo "estremo" come l’"Eroica" e la "Parigi-Roubaix" per amatori.
Tenace, umile, discreto e poco incline a vantarsi dei suoi risultati, Piero aveva però trovato la sua vera ragione di vita nella seconda parte della sua carriera sportiva, dedicando il suo impegno ai più deboli. Fu lui, assieme a Luciano Giusti e alla Polisportiva Aurora, a lavorare fin dagli anni ’90 per far diventare lo sport un veicolo di integrazione e un modo per aiutare le persone con disagi psichici a reinserirsi nella società e a recuperare una dignità e una serie di diritti che non erano loro riconosciuti in quegli anni. Educatore esemplare, Sambrotta era stato sempre capace di rinnovarsi e di stare al passo con i tempi, assecondando le varie esigenze del Cgfs e contribuendo ad affiancare i giovani con la sua esperienza e il suo estro anche nei progetti più innovativi. Negli ultimi anni, infatti, oltre ad occuparsi delle questioni amministrative e burocratiche, Piero aveva seguito da vicino anche tutti i bandi europei in cui il Cgfs è capofila o attore principale. "Sono sconvolto. Piero era persona dalla rara umanità e disponibilità. Per me è stato un punto di riferimento continuo – conclude il presidente del Cgfs, Gabriele Grifasi -. Il Cgfs perde una parte importante della sua storia. Tutto il mondo sportivo non ti dimenticherà. Le nostre condoglianze e un grande abbraccio vanno alla sua famiglia".
L.M.