
Mancini, Fabia Romagnoli, la sindaca Ilaria Bugetti, Toni Scervino e Barbarisi
"La passione per questo lavoro mi è venuta da Prato. Devo tutto a Prato". Con queste parole cariche di affetto, Toni Scervino della Maison Scervino è tornato nella città che lo ha formato, ospite d’onore al Museo del Tessuto, in una serata organizzata dai club Rotary Prato, presidente Claudio Barbarisi e Rotary Filippo Lippi, presidente Massimo Mancini, a sostegno di Ant. Una fashion night in cui Scervino ha donato al Museo un abito della collezione autunno/inverno 2015–2016, realizzato con materiali del Lanificio Mario Bellucci. "Lo stilista è un sognatore, uno che chiede l’impossibile. Il bello di Prato è che a noi piace fare i provocatori e c’è sempre qualcuno che raccoglie la sfida, dando il massimo. Ciò fa bene alle aziende. Quando si sperimenta, si cresce. Quando si smette di sperimentare, si è morti", afferma Scervino. "A noi non piace il ‘trendismo’, ci piace la moda che dura nel tempo. La qualità è sostenibilità: un capo fatto bene non si butta via, è un atto ecologico – sostiene – Ci serviamo spesso a Prato per i freschi di lana, pettinati. Il distretto ha ancora eccellenze". Prato per Scervino è un luogo dell’anima: "Venivo in autobus da Carmignano per studiare al liceo Copernico. È allora che ho imparato a conoscere i tessuti, le trame, gli orditi. Una competenza che non si impara dopo: ti resta dentro. Se vedi un tessuto, capisci subito cosa ci puoi fare. Prato mi ha insegnato le basi del mestiere".
A fare da tramite culturale tra il capo donato e il contesto museale è stata Daniela Degl’Innocenti, curatrice del Museo: "Il capo entrerà a far parte del nostro percorso, ma prima seguirà le fasi di inventariazione e pulitura. La nostra collezione si arricchisce con capi che segnano un passaggio tecnico nella storia della moda". Il direttore del Museo, Filippo Guarini, ricorda "in media riceviamo 100 donazioni l’anno, e in alcuni casi arrivano interi archivi, come i 2.000 oggetti ricevuti dalla collezione Falletti. Il nostro obiettivo è costruire un patrimonio vivo, che possa dialogare con le scuole di moda e con i nuovi talenti".
Il capo donato da Scervino, con il suo motivo pied-de-poule reinterpretato e la maestria artigianale con pietre montate a mano, si inserisce nel percorso di valorizzazione della creatività tessile italiana. Un ritorno simbolico, ma anche una spinta verso il futuro. "Prato oggi è più signorile di com’era negli anni Settanta, ma anche più povera. All’epoca c’era una ricchezza diffusa, negozi di prima linea, marchi che si contendevano le vetrine – ricorda Scervino –. Ora le aziende sono meno numerose, ma alcune sono eccellenze vere. Sta anche ai giovani farsi avanti, avere voglia di imparare". E mentre il Museo si prepara ad accogliere nel suo deposito il nuovo abito in attesa di una futura esposizione tematica, il messaggio di Scervino ai giovani è forte: "Togliersi la presunzione di dosso, mettersi sempre in discussione, imparare ogni giorno".
Sara Bessi