Integrazione a scuola: "Prato una realtà unica. Classi non per età ma per conoscenze"

L’idea dell’ex assessore Rita Pieri (FI) per chi arriva ad anno iniziato "Bisogna fare in modo che gli alunni possano esprimersi al meglio".

"Non abbassiamo la questione dell’integrazione a scuola alla brutalità della politica, è una tema serio che va affrontato con il rispetto che merita. Non attacchiamoci alle parole, alla definizione di classi ghetto: il bene dei bambini e delle bambine si ottiene costruendo un percorso di crescita e di valorizzazione attraverso strumenti di cui la scuola va dotata". Rita Pieri (FI), capo dipartimento scuola di Forza Italia Toscana, era assessore all’istruzione del Comune quando Prato ottenne la deroga dal governo al tetto del 30% di stranieri nelle classi imposto dall’allora ministra Gelimini.

"Prato è un esempio e una città diversa dalle altre – aggiunge Pieri –. Qui è impossibile non accogliere bambini che siano di altre etnie in una determinata percentuale perché la nostra è una realtà particolare. Inoltre molti sono nati a Prato, quindi esiste solo una differenza tra italofoni e non, cioè tra coloro che parlano italiano e che chi non lo parla".

Secondo Pieri, dirigente dell’istituto delle Suore Mantellate di Pistoia che ha una conoscenza profonda della scuola e di quanto lavoro sia necessario per l’integrazione, "gli istituti devono poter disporre di fondi da utilizzare in autonomia laddove c’è necessità" e per farlo non possono affidarsi "soltanto a Regione e Comune – aggiunge –. Servono finanziamenti per corsi di italiano in modo da dare a chiunque la possibilità di raggiungere un livello di formazione e quindi di integrazione. I bambini e le bambine sono tutti delle risorse, c’è chi ha difficoltà nel linguaggio, chi ha difficoltà motorie. Che significa? Nessuno può essere ghettizzato in una categoria". Pieri lancia anche una proposta che riguarda gli arrivi in corso d’anno: si tratta di circa 300 tra bambini e adolescenti che arrivano dopo l’inizio delle lezioni e che vengono accolti nelle classi. "Non possiamo smistare chi arriva come un pacco – conclude – la nostra Costituzione garantisce il diritto allo studio, ma talvolta il livello di formazione di chi arriva non è allineato all’età. Credo che non si debba aver paura di inserire un alunno in una classe diversa da quella prevista per età, sarebbe giusto inserirlo nel contesto dove può dare il meglio di sé. Il ministro Valditara ha detto che non si possono creare classi dove non esiste dialogo e senza un lavoro a monte per integrare tutti gli alunni il rischio c’è".

Silvia Bini