Infettata alla vigilia delle dimissioni. "Come può succedere in ospedale?"

Antonella, immunodepressa, dopo due mesi di ricovero a poche ore dal ritorno a casa si è scoperta positiva al Covid. La direttrice Melani: "Nessun focolaio. Unica bolla è in Utic"

Il rischio di contrarre il virus è più alto per i pazienti immunodepressi

Il rischio di contrarre il virus è più alto per i pazienti immunodepressi

Prato, 4 settembre 2022 - Due mesi di ricovero in ospedale, al Santo Stefano, per una polmonite bilaterale non dovuta al Covid e finalmente l’avvicinarsi delle dimissioni, che sarebbero dovute avvenire entro il fine settimana. Un traguardo per Antonella, pratese di 64 anni, immunodepressa ormai da anni per la malattia che l’affligge, che insieme al marito e ai figli stava pregustando con grande soddisfazione. "Eppure a pochi giorni dalle dimissioni abbiamo fatto la brutta scoperta - racconta il marito - Antonella non può lasciare l’ospedale perché in ospedale, pur essendo guarita della polmonite dopo essere stata ricoverata almeno un mese in terapia intensiva, adesso ha contratto il Covid. Una brutta notizia per tutti noi, che eravamo pronti a festeggiarla a casa".

Febbre, dolori ossei e poi il tampone che ha sentenziato chiaramente che si trattava del virus. "Lo sconforto di tutti, il suo, il nostro, di chi la ha curato per due lunghi mesi. Come si fa a prendere il Covid in ospedale, specialmente se sei una persona ad altissimo rischio, immunodepressa da anni. Come si fa?", si chiede il marito. Che però spezza una lancia a favore dello staff dell’ospedale dove "per due mesi è stata amorevolmente coccolata da medici, infermieri, operatori socio sanitari. Eppure da qualche giorno i contagi Covid nel reparto in cui si trovava mia moglie negli ultimi dieci giorni, sono in aumento, uno, un altro e un altro ancora. Antonella è stata ricoverata in Medicina 1 e adesso è stata spostata nel reparto Covid".

Sara Melani, direttrice sanitaria dell’ospedale Santo Stefano, tranquillizza sul fatto che "non ci troviamo di fronte ad un focolaio Covid. In settimana si sono evidenziati alcuni casi di positività. Possiamo pensare che in parte è dovuto anche alla riapertura dei reparti alle visite esterne, sebbene avvengano secondo una precisa direttiva regionale. Nei reparti non ci sono più bolle Covid. Ne è rimasta una sola in Utic, l’unità di terapia intensiva cardiologica". Del resto in reparti non Covid non esiste la separazione del percorso sporco e pulito, ed i parenti, uno alla volta con mascherina, greenpass e distanziamento, possono incontrare i propri cari ricoverati. "Quando succedono situazioni simili monitorizziamo il reparto facendo un’indagine epidemiologica - spiega la direttrice - Il paziente, compagno di camera di chi è risultato infetto, viene isolato e per cinque giorni è sottoposto a tampone: se il test del quinto giorno è negativo, allora possiamo stare tranquilli. Anche al personale sanitario vengono effettuati i test".

Sa.Be.