"Un evento di carattere epocale che inevitabilmente segnerà uno ‘spartiacque’ tra un prima e un dopo. Speriamo determini anche una novità nel nostro senso civico, nella consapevolezza che il territorio è un bene comune di cui dobbiamo avere cura e che invece abbiamo fin qui in gran parte oltraggiato". David Fanfani (foto) è docente di tecnica e pianificazione urbanistica all’Università di Firenze e parla di un combinato disposto micidiale fra un evento estremo, dovuto al cambiamento climatico, e una cattiva gestione del territorio. "Il suolo è una risorsa preziosa – dice l’urbanista pratese – e la gestione del ciclo idraulico è fondamentale. Un suolo ben gestito è in grado di trattenere 37 milioni di litri d’acqua per ettaro, l’equivalente del carico di 150 tir. Dopo quello che è accaduto, le priorità sono due: basta consumo di suolo e più cura dei corsi d’acqua, comprese le reti idrauliche minori".
"Non basta la tecnologia – aggiunge –: all’acqua bisogna restituire gli spazi che ha sempre avuto. Prato aveva un sistema delicatissimo di regimazione delle acque che in 70 anni è stato cancellato. Le gore usate come scarico e fogna, i corsi d’acqua tombati: qualcuno ancora pensa che questa strategia possa funzionare?".
Fanfani va oltre. "Anche l’urbanistica deve cambiare approccio – sostiene –. In genere prima si definsce un piano di sviluppo, poi si vede se è compatibile: in realtà si dovrebbero ribaltare le cose. Sono necessari una visione strategica a livello di area metropolitana e allo stesso tempo progetti che consentano la salvaguardia della acque anche in piccoli contesti, ad esempio il recupero delle acque pluviali a livello condominiale. Serve una rivoluzione culturale. A Prato, Campi Bisenzio, Agliana abbiamo un consumo del suolo elevatissimo e non sostenbile. Bisogna smettere di legare l’idea di sviluppo all’idea di costruire, perché siamo oltre il limite, direi il livello di guardia. Ma si continua ancora a farlo, anche a Prato".
Infine, l’urbanista cita un dato illuminante fornito da Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. "Il suolo fornisce servizi ecosistemici essenziali: il contemimento dell’anidride carbonica, la produzione di cibo, il filtraggio delle acque, la regolazione idraulica... Secondo Ispra un ettaro di suolo ‘produce’ l’equivalente monetario di 80mila euro l’anno. Pensiamoci bene prima di consumarlo ulteriormente anche qui".
Anna Beltrame