Quarantadue anni da speaker del San Michele. Stefano Fatighenti, carmignanese, è la "voce" della festa durante le sfilate dei rioni e il palio dei ciuchi, da quattro decenni. Un passato da giornalista, poi informatore scientifico, laureato e appassionato di storia, nei giorni del San Michele ne diventa l’anima.
"All’inizio – racconta Fatighenti – mi avevano dato il compito di riscuotere i soldi per il Comitato e non mi piaceva proprio. Avevamo una piccola stanza nel 1981 per fare alcuni avvisi al pubblico e da lì nacque l’idea. Ho cercato di perfezionarmi e sono dovuto crescere come presentatore". C’è un San Michele a cui è particolarmente legato? "A tutti, partecipavo da ragazzo negli anni ’70, poi ci fu lo stop e fui uno dei tre che si impegnò per ripristinare la festa. Il San Michele è un amore che coinvolge, la festa sembra dividere la gente, in realtà unisce". E la voce del San Michele ha visto negli anni cambiare il teatro di strada.
"C’è stata un’evoluzione pazzesca – spiega – dalla classica sfilata folcloristica di un tempo, oggi si è capito come utilizzare le luci e gli impianti acustici e poi costumi meravigliosi, i carri, i balletti e le trame sempre più da teatro. In 30 minuti arriva un messaggio che lascia stupiti. Ogni sera torno a casa arricchito: 700 persone in 2 ore toccano aspetti della vita paesana".
Anche i più giovani partecipano. "I bambini a scuola ne sentono parlare e i genitori si avvicinano. Vedere i ragazzi come attori in piazza è una grande esperienza, vedo sempre facce nuove. Questo mi spinge a continuare e quello che faccio non sarebbe niente senza l’organizzazione: sono stati superati problemi strutturali, grazie al lavoro del Comitato e agli sponsor. Anche se – conclude Fatighenti – il San Michele non ha bisogno di pubblicità, chi partecipa fa da cassa di risonanza naturale. E fare bella figura, in fondo, è facile".
M. Serena Quercioli