
Prato si schiera ma non basta: si allinea coi risultati del resto d’Italia. Gioffredi (Cgil): "La risposta dei cittadini è una spinta per mettere al centro questi temi". Franchi (Cisl): "Strumento sbagliato".
Il referendum su lavoro e cittadinanza non sfonda neppure a Prato e nella sua provincia.
Alla chiusura definitiva dei seggi elettorali alle 15 di ieri l’affluenza registrata a Prato è stata del 38,13%, di poco superiore a quella su base provinciale, che si è assestata a quota 37,46%.
Una percentuale in entrambi i casi molto lontana dal raggiungimento del quorum del 50% più uno dei voti, la soglia necessaria all’efficacia del referendum abrogativo.
A Prato - qui gli aventi diritto al voto erano 126.601 di cui 639 erano 18enni - c’è una sezione che ha superato tutte le altre per affluenza ed è la numero 165, una delle tre de La Querce, dove la percentuale dell’affluenza dei votanti è stata del 49,68%, seguita dalla sezione 162 (43,65%; risultati Comune per Comune al link: https://www.po-net.prato.it/elezioni/2025/referendum).
Il 63,15% dei votanti della provincia pratese (aventi diritto 174.146) ha espresso il sì sul quesito della cittadinanza italiana agli stranieri. I primi quattro quesiti a livello provinciale hanno raccolto 56.154 (87,85 %) sì per il reintegro dei licenziamenti illegittimi, 55.367 (86,63%) sì per licenziamenti e limiti di età, 56.316 (88,28%) sì per la tutela dei contratti a termine e 55.723 (87,13%) sì per la responsabilità sugli infortuni sul lavoro. Non tardano ad arrivare i commenti politici e sindacali di una tornata referendaria che alcuni stigmatizzano come "un vero flop" e per altri non è altro che la rappresentanza di un’urgenza su tematiche come lavoro e cittadinanza.
Per Daniele Gioffredi, segretario generale della nuova grande Cgil Prato Pistoia, il risultato di Prato ai cinque quesiti referendari è apprezzabile. "La percentuale di affluenza pari a 37,46%
per tutta l’area provinciale è alta ed è quasi vicina al dato regionale. Se poi entriamo nel dettaglio, almeno i primi quattro quesiti referendari, quelli promossi dalla Cgil, hanno raggiunto quasi il 90% dei sì – sostiene – Il che significa che i temi del lavoro sono un’urgenza e hanno bisogno di essere affrontati politicamente. Visto che il quorum non è stato raggiunto, comunque, tali risultati sono un grimaldello ed una spinta affinché le questioni della sicurezza e della stabilità del lavoro debbono essere inserite nell’agenda politica e del Governo". Dunque, un importante punto di partenza per rimettere al centro le tematiche del mondo del lavoro, secondo il segretario generale della Cgil Prato Pistoia: un fatto, quello che cittadini e cittadine pratesi hanno deciso di esercitare il proprio diritto di votare che fa accendere ulteriormente i riflettori sulle questioni spinose di precarietà lavorativa e sicurezza.
"L’esito dei referendum obbliga tutti quanti ad alcune riflessioni. Le considerazioni politiche spetteranno agli esponenti dei partiti, ma in parallelo è necessario fare una riflessione come sindacato e comunità". Così Fabio Franchi, segretario generale Cisl Firenze-Prato che sottolinea, come aveva detto nelle settimane precedenti, che "lo strumento referendum è inadeguato per affrontare i temi e i problemi del lavoro e delle donne e degli uomini che in quel mondo ci vivono e che ne vivono le quotidiane difficoltà come bassi salari, salute e sicurezza, precarietà e aumento del costo della vita". Per Franchi i problemi "sarebbero rimasti tali e quali anche nell’ipotesi di raggiungimento dei rispettivi quorum" perché per lui "la via è un’altra ed è quella della contrattazione, preferibilmente dopo aver recuperato un minimo di unità sindacale ferita dalla scelta referendaria" e "c’è bisogno di guardare al futuro piuttosto che dividersi sul passato, di affrontare le difficilissime sfide sociali e sindacali che abbiamo davanti".
Per la sindaca Ilaria Bugetti "peccato per l’esito finale ma sottolineo che Prato, come il resto della Toscana, ha registrato un bel risultato sia in termini assoluti che percentuali. Una parte della città chiede una inversione di marcia nazionale su integrazione e diritti dei lavoratori. Sin da ora bisogna lavorare per arrivare a un percorso parlamentare che possa modificare e migliorare le normative oggetto di referendum". Pollice verso, da parte di Claudiu Stanasel, capogruppo della Lega, che definisce il referendum "un clamoroso flop".
Sara Bessi