Gli anni in cui Prato era una culla di campioni Il calcio e le braci di una passione antica

Commini, Vannucci e Taiti tra le figure-guida di oggi. C’è anche tanto sport nel libro sulla storia della città, giovedì in regalo con La Nazione

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di Roberto Baldi

C’è una storia dello sport pratese, parallela e consonante a quella d’impresa. Nel nostro libro ‘Prato com’era’, che sarà presentato domani alle ore 18,30 al Giardino Buonamici (ricordiamo che per motivi di spazio l’accesso è riservato ai soli possessori d’invito), un angolo particolare è conferito appunto allo sport, che in Prato ebbe momenti di gloria fin da quanto costruivamo impianti di qualità, mettevamo insieme palestre pubbliche e private, costituivamo il Centro giovanile di formazione sportiva e la prima unità operativa in Italia di medicina dello sport, andammo in B e rasentammo la serie A. Ti lasciava la ragazza, perdevi il lavoro, bocciavi agli esami, c’è sempre stato un campionato che iniziava a settembre. Dacci oggi il nostro sport quotidiano era il paternoster delle palestre e quello più impegnativo dell’agonismo. Vi concorrevano anche quelli di mezz’età, di quell’età vaga crepuscolare, dove i rimpianti sembrano speranze, le speranze sembrano rimpianti, quando la gioventù è passata, ma non è ancora arrivata la vecchiaia, mentre la palestra Universo di Nencetti e Meoni ("12 cani e 5 gatti, gli animali non conoscono il male" ci dicono) costituiva il paradiso del fitness e delle belle con anima: orario di maggior ancheggio nelle ore dei pasti, perché le belle mangiano il minimo indispensabile.

Producemmo fior di campioni anche a livello professionistico soprattutto nel calcio: i giocatori Vieri padre e figlio, Bertini, Rossi, gli allenatori di nazionale Valcareggi e Bearzot che avevano puppato al mestolo del Prato. Poi la crisi industriale concomitante al declino sportivo, cui si è aggiunta negli ultimi anni la pandemia, che ci ha portato sul divano della noia. Nel momento in cui andava decrescendo il patrimonio di attrezzature e di impiantistica, sono rimaste fortunatamente figure-guida, così come nell’industria riemergono pionieri della sopravvivenza. Fra queste ci piace ricordare Massimo Taiti, fiduciario del Coni provinciale da 40 anni, il più longevo d’Italia; Luca Vannucci assessore allo sport; Stefano Commini, presidente del Prato Calcio. L’ultima nomina di Taiti lo scorso anno per il quadriennio 2021-2025. Arriverà almeno a 43 anni consecutivi di delega. Se si sarebbe mai aspettato tutto questo? "All’epoca della prima a 30 anni non sapevo cosa mi riservasse il futuro – risponde – ma ci ho messo sempre tutto l’impegno a costo zero. Lo sport a Prato? Sono purtroppo peggiorate l’impiantistica e la partecipazione corale: mi ricordo un Prato-Montecatini della stagione 1978-1979 in cui al Lungobisenzio c’erano 10.000 tifosi. Manca anche un vero e proprio palazzetto dello sport, capace di convogliare attività diverse".

A tentare di recuperare questo gap col passato la tenacia e l’impegno di Luca Vannucci, assessore allo sport del Comune, che insieme all’amministrazione Biffoni ha restituito intanto a Prato lo stadio che si chiamava desiderio, avviando altre realizzazioni quali la piscina olimpionica di Iolo, grazie ai fondi del Pnrr. "Alla fine degli anni ‘70 – dichiara – Prato era tra le prime cinque città italiane per impiantistica sportiva. Nel tempo ci sono state altre esigenze, oggi abbiamo strutture bisognose di cura. Finalmente è stato disposto un nuovo piano di spesa per i lavori di edilizia sportiva a circa 80 impianti sportivi".

Nel riemergere di aspettative per il calcio, assume un ruolo particolare Stefano Commini, nuovo presidente del Prato, il cacio sui maccheroni. Ne parliamo nelle pagine del nostro libro. Merita il ringraziamento di tutti come lo ha meritato Toccafondi. Commini, come tutte le granate nuove, dovrà spazzare meglio. Non gli sono state chieste cose mirabolanti, ma sa già che arrivare secondi significa soltanto essere il primo degli sconfitti. La persona è colloquiale, serio, affidabile, con quell’abbigliamento giacca e maglietta (via la camicia con cravatta), pratese fra i pratesi in questa repubblica fondata sul lavoro dove tutti siamo più vicini alle formiche che alle farfalle. Il campionato dello scorso anno ha già detto che non sarà una passeggiata, ma si sono riaccese intanto le braci di una passione antica grazie a questo mohicano. Non vuole mosche sul naso. Ha licenziato nel primo anno due allenatori e un direttore sportivo, ha detto no grazie a chi piaceva affiancarlo. Regimi democratici sono definiti quelli in cui si dà al popolo l’illusione di essere sovrano, scrisse qualcuno. Chi fa da sé fa per tre. In Italia sotto i Borgia c’è stato totalitarismo. Ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo, il Rinascimento. In Svizzera cinquecento anni di vasellina hanno prodotto solo l’orologio a cucù.