REDAZIONE PRATO

Giro di fatture false per tre milioni Scoperta un’altra ditta fantasma

In soli cinque mesi la falsa azienda, intestata a un prestanome, aveva emesso cento ricevute per operazioni inesistenti. I soldi sono stati spediti all’estero. Sequestrati 300.000 euro. Titolare nei guai

Ancora una ditta fantasma. Un sistema diffuso nel distretto parallelo che fatica a essere stroncato. Un giro di fatture milionario per operazioni inesistenti che avrebbe permesso al reale titolare dell’azienda di eludere controlli, Iva, versamenti di tasse e contributi intascandosi soldi a nero. Così la guardia di finanza ha scoperto un’altra ditta cosiddetta ‘apri e chiudi’ che avrebbe emesso fatture false per 3 milioni di euro. L’indagine ha portato al sequestro preventivo di 300.000 euro. Il fenomeno delle imprese ‘apri e chiudi’, ricorda la guardia di finanza è "particolarmente diffuso nell’ambito del cosiddetto ‘distretto parallelo’del tessile-abbigliamento": spesso intestate a ‘teste di legno’, l’utilizzo di questa aziende "è non di rado strumentale all’evasione fiscale, l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, la contraffazione, il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, il riciclaggio ed il trasferimento all’estero di proventi illeciti".

Nel caso che ha portato al sequestro dei 300.000 euro, la guardia di finanza ha individuato una ditta individuale che nel giro di soli cinque mesi, da luglio a novembre del 2022, "ha emesso oltre cento fatture per un ammontare pari a circa tre milioni di euro.

Gli ulteriori accertamenti hanno permesso di appurare l’assenza di qualsiasi struttura aziendale riferibile alla ditta" tenuto conto "che presso il luogo d’esercizio dichiarato non veniva rilevata alcuna attività d’impresa e il titolare della stessa era irreperibile. A seguito di ulteriori approfondimenti, si è scoperto che il titolare di fatto della ditta" era un altro soggetto che "si era avvalso della collaborazione del prestanome e che non erano mai stati effettuati acquisti eo importazione di merce. Inoltre, i controlli svolti presso le imprese clienti della ditta individuale fantasma (che si trovano tutte in provincia di Prato) hanno consentito di dimostrare la ‘fittizia’ cessione di merce, e quindi, che le fatture emesse erano riferibili ad operazioni ‘inesistenti’, oltre a constatare che il conto corrente era esclusivamente utilizzato per l’incasso di fatture e l’invio della relativa provvista all’estero attraverso bonifici".

In seguito degli accertamenti la procura pratese ha disposto un sequestro preventivo d’urgenza "del saldo attivo del conto corrente della ditta fantasma, pari a oltre 300.000 mila euro", "profitto del reato" di evasione fiscale, come confermato poi dal tribunale. Gli accertamenti della guardia di finanza andranno avanti per chiarire da dove proveniva il denaro e dove era diretto.