Giovanni Chinnici: “Partire dai giovani per contrastare la mafia e la criminalità”

Il figlio del magistrato ucciso dalla mafia in un agguato nel luglio 1983 ha incontrato gli studenti nell'ambito della Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie

Si è tenuto questa mattina nel salone consiliare di Palazzo comunale l'emozionante incontro con l'avvocato Giovanni Chinnici, figlio del magistrato Rocco Chinnici, ucciso dalla mafia in un agguato nel luglio 1983, nell'ambito della Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie.

Erano presenti il sindaco Matteo Biffoni, il presidente del Consiglio comunale Gabriele Alberti, l'assessora alla Pubblica istruzione Ilaria Santi, l'assessore alla Cultura Simone Mangani e Don Marco Natali di Libera: il Salone era gremito da tantissimi studenti delle scuole secondarie di primo grado che hanno rivolto all'avvocato molte domande riguardo la vita del padre, della sua lotta alla mafia e di come ha vissuto in un ambiente difficile come la Palermo degli anni '80. Molte anche le domande sul suo libro,

"Trecento giorni di sole", il cui titolo ha un significato ambivalente, da un lato rappresenta la bellezza del cielo di Palermo, dall'altro l'indifferenza della città rispetto ad una serie di tragedie accadute in quegli anni.

"Siamo lontani dalla Sicilia, luogo delle radici della mafia che negli anni è andata ben oltre i confini regionali e il fatto che i ragazzi di una regione importante come la Toscana conoscano le vicende della storia del nostro Paese è fondamentale, per avere un bagaglio culturale che abbia gli elementi per resistere alla mafia, ma anche a tutte le altre forme di criminalità organizzata. - ha detto Giovanni Chinnici -. Oggi la mafia ha abbandonato quelle strategie che hanno portato ai fatti tragici che ricordiamo, nonostante ciò è presente nella società e nel lavoro e spesso è difficile da individuare. Occorre quindi una cultura consapevole per poter capire dove la mafia con strumenti subdoli e difficilmente individuabili riesce ad infiltrarsi. Mio padre è stato il primo magistrato a recarsi nelle scuole, perché riteneva importante partire dai giovani per contrastare la mafia e tutte le forme di criminalità. Le istituzioni svolgono un ruolo fondamentale, ma senza la consapevolezza sociale determinati fenomeni radicati non possono essere eliminati. Le scuole da molti anni contribuiscono in maniera impeccabile in questo senso".

Una volta concluso l'incontro in Palazzo comunale, oltre 3mila studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado della Provincia si sono ritrovati in piazza del Comune per la "Marcia della legalità", organizzata dal Consiglio comunale dei ragazzi insieme al Comune e a Libera. Il percorso del corteo si è concluso in piazza delle Carceri dove per mantenere vivo il ricordo sono stati letti i nomi delle vittime di mafia.