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Frutta, succhi e ora il Parmigiano. Nelle mense è lotta agli sprechi

Direttiva della commissione per aggiornare la lista degli alimenti che gli studenti possono portare a casa. Dubbi sulle confezioni di formaggio, ma l’Asl ha dato il via libera. E gli istituti avvisano i genitori.

Frutta, succhi e ora il Parmigiano. Nelle mense è lotta agli sprechi

Lo stracchino no, il parmigiano sì. Una seconda chance ce l’hanno anche il tortino di Porretta, la mela, la banana e il succo di frutta che possono entrare nello zaino per essere scartati e consumati sulla tavola delle famiglie. Non si butta via niente e, quando è possibile, si cerca di salvare il salvabile dalle mense scolastiche. Come il Parmigiano monoporzione che il 26 febbraio gli alunni della primaria statale mangeranno come secondo piatto. Se proprio non va giù, si può portare a casa. La lotta agli sprechi alimentari passa da un’indicazione che nei giorni scorsi alcune scuole primarie della città hanno fatto firmare per presa visione ai genitori.

Su un avviso che gli studenti delle Guasti hanno consegnato ai genitori, ad esempio, si legge che "è stata concordata con le altre scuole la possibilità di far portare a casa la frutta, il succo di frutta o le merendine che i bambini non hanno consumato". La novità scaturita dalla riunione della commissione mensa cittadina (di cui fanno parte due referenti per scuola fra genitori e docenti), come si legge, è che "a questi cibi si aggiunge anche il formaggio Parmigiano sottovuoto". Anche perché, con quello che costa questo prodotto, sarebbe davvero un peccato buttarlo nel cestino. Il gestore Camst, l’azienda che somministra diecimila pasti al giorno nelle scuole dell’infanzia e primarie cittadine, avrebbe espresso delle riserve di tipo igienico-sanitario sulla possibilità di far portare a casa lo snack monoporzione del Parmigiano ma il Comune l’ha spuntata ponendo il quesito all’ufficio igiene dell’Asl. "Si tratta di un prodotto sicuro in confezione termosaldata, quindi non particolarmente problematico per la conservazione", spiega la responsabile della refezione comunale Paola Nizzi.

Può sembrare un’ovvietà la direttiva che è stata messa nero su bianco da alcuni referenti della commissione mensa tanto che, a sentir il Comune, si è trattato solamente di una precisazione rispetto a una buona pratica che di fatto avveniva già. Di sicuro però è un modo per insegnare ai bambini il valore del cibo ma soprattutto per sensibilizzare i grandi rispetto a un tema che è normato anche da una legge nazionale del 2016. Va detto che è certamente più complicato portare a casa il cibo avanzato deperibile come la verdura o la carne oppure, rimanendo in tema di formaggi, lo stracchino monoporzione che non può stare a lungo fuori dal frigo. "Quando possibile cerchiamo di contrastare gli sprechi alimentari con tutti gli strumenti a disposizione confrontandoci continuamente con l’azienda sanitaria – ricorda l’assessora alla pubblica istruzione Ilaria Santi – Riconoscendo la possibilità di portare a casa i cibi non deperibili non consumati a mensa si dà il buon esempio ai bambini ma soprattutto ai genitori: su certi temi come la raccolta differenziata, ad esempio, molto spesso sono più attenti i figli".

Maria Lardara