
Carmelo Corso, originario di Catania. Abitava a San Giorgio a Colonica
Una tragedia nella tragedia per Prato. Una frase sintetica che riassume tutto il dramma che Prato vive da due giorni, da quando all’impianto di carburanti di Eni a Calenzano c’è stata l’esplosione che ha falciato la vita di cinque lavoratori.
E la pesantezza si è trasformata in un macigno quando il numero delle vittime pratesi è salito a due. A Vincenzo Martinelli, 51 anni originario di Napoli, la prima vittima riconosciuta in quel groviglio di lamiere, detriti della pensilina e fiamme, si è aggiunto, come già ipotizzato dalla tarda serata di lunedì, anche Carmelo Corso, 57 anni il 30 gennaio prossimo, originario di Catania, che lavorava per conto della Rat. Prato piange due cittadini che l’avevano scelta per viverci, lavorarci e per far crescere i propri figli.
Vincenzo Martinelli lavorava per l’azienda Bt e da almeno 25 anni viveva in città ed era un donatore di sangue dell’Avis. In via di separazione dalla moglie che vive a Maliseti, lascia anche due figlie di 18 e 21 anni, a cui era legatissimo. Una di loro ha preso la patente da pochi giorni ed era stato lui - raccontano gli amici - a "fare orgogliosamente con lei la guida preparatoria per l’esame". L’uomo era molto attento alle condizioni di vita delle sue figlie, con cui passava parte del tempo libero e alle quali dedicava attenzioni di ogni tipo. Appassionato di cani e di caccia, Martinelli aveva provato recentemente anche un’esperienza lavorativa all’estero, in Germania, ma proprio per la mancanza delle sue figlie era tornato a lavorare a Prato, dove viveva proprio in centro storico a due passi da piazza Duomo, nel vicolo dei Bocchineri. Tutti, lì, lo conoscevano, a partire dagli amici del bar di via Garibaldi "Fumo & Caffè". Anche lunedì mattina alle 5 si era fermato nel locale di via Garibaldi per fare colazione. Poi nessuno lo ha più sentito ed il suo telefono non è stato più raggiungibile.
Martinelli era un instancabile lavoratore, un appassionato del suo lavoro a cui non dispiaceva guidare anche per lunghi tragitti. Un professionista serio e qualificato che ha scelto di rimanere in Italia e non sfruttare occasioni importanti all’estero.
Martinelli è stato visto da un altro collega, che si è salvato per miracolo, Massimiliano Niccolai, indietreggiare con gli occhi impauriti, prima di sentire il boato ed essere travolto dalla violenta onda d’urto come quella di un terremoto. Per lui non c’è stato niente da fare: il suo corpo senza vita è stato il primo ad essere ritrovato nell’apocalisse dello stabilimento di carburanti a Calenzano.
L’altra vittima pratese d’adozione è Carmelo Corso, che era entrato nel deposito Eni di via Erbosa quattro minuti prima che avvenisse l’esplosione. Il suo ingresso è stato registrato alle 10,16 e 20 secondi. I suoi documenti sono stati ritrovati nel luogo dello scoppio.
Corso in passato aveva fatto anche la guardia giurata a Eni ed ora lavorava come autista della Rat (Raggruppamento Autotrasportatori Toscani) di Calenzano. I colleghi lo ricordano come un lavoratore molto esperto. L’uomo viveva a San Giorgio a Colonica. A Prato abitava da 31 anni. Lascia la moglie Tamara, che è insegnante, la figlia Elena ed il figlio Dario. Quest’ultimo ha militato tra le fila delle giovanili del Coiano Santa Lucia per passare poi al Maliseti e finire la sua carriera calcistica nel Mezzana. Non appena si è divulgata la notizia della catastrofe a Calenzano e mano a mano che uscivano le notizie, le squadre del Maliseti, dove il figlio di Carmelo Corso è cresciuto e quella del Mezzana, hanno deciso di non allenarsi in segno di rispetto verso le vittime che hanno perso la vita mentre stavano lavorando. Il direttore generale del Mezzana ha contattato l’ex calciatore per esprimere a lui e alla famiglia condoglianze, solidarietà e vicinanza per la scomparsa del padre.
Corso era una persona molto conosciuta, stimata ed apprezzata anche per la sua generosità. Infatti, è stato un donatore di sangue dell’Avis di Prato. Ad ottobre scorso, in occasione della Festa del donatore è stato insignito della medaglia d’oro con smeraldo, uno speciale riconoscimento per aver effettuato oltre cento donazioni dal 1999 in poi. Ieri, non appena c’è stata la certezza della morte di Corso, la presidenza dell’Avis ha provveduto ad inviare un telegramma di condoglianze alla famiglia.
Le vite di Martinelli e Corso, accomunate da una morte violenta e drammatica sul luogo di lavoro, hanno trovato spazio sui social e nei quotidiani locali delle loro città d’origine, Napoli e Catania.