
Il calo previsto della forza lavoro da qui al 2035 si assesta a quota -1,1%: una cifra che fa guardare con più sicurezza al domani del distretto
PRATOPrato resiste al declino demografico: è la penultima in Italia per calo della popolazione in età lavorativa. A rivelarlo sono le elaborazioni dell’ufficio studi Cgia su dati Istat: un dato in controtendenza rispetto a quanto si prepara a vivere l’Italia, che entro il 2035 perderà quasi 3 milioni di persone in età lavorativa (una contrazione del 7,8% rispetto al 2025). Una novità che per Prato, il distretto del tessile, può rappresentare un segnale positivo: nella provincia pratese ci sarà una riduzione contenuta dell’1,1%, un dato in netta controtendenza rispetto a molte altre aree, in particolare del Sud, dove si registrano flessioni fino al -17%.
Un segnale incoraggiante, sul quale Luca Giusti, presidente di Confartigianato Imprese Prato, fa una riflessione a tutto tondo sul futuro. "Essere in fondo alla classifica del calo è motivo di attenzione, non di autocompiacimento – dice – In un Paese che invecchia e fatica a trattenere e attrarre giovani, nessun territorio può considerarsi al sicuro. È proprio ora che dobbiamo accelerare su politiche lungimiranti". È in questa direzione che si inserisce il manifesto che lo scorso 15 aprile, in occasione dei 75 anni dell’associazione, Futura, l’artigiana-simbolo del futuro, ha consegnato alla Giunta con le politiche da seguire per il territorio del 2050.
"Il dato demografico è uno specchio della sostenibilità di un sistema – prosegue Giusti – E sostenibilità, per noi, significa prima creare le condizioni affinché le persone possano vivere e lavorare qui: politiche per la famiglia, sostegno all’autoimprenditorialità per mantenere alta l’offerta di lavoro sul territorio, e strumenti efficaci di conciliazione tra vita e lavoro che aiutino imprenditori, imprenditrici e collaboratori, a tenere insieme la dimensione professionale e quella umana. Solo così Prato potrà continuare a essere attrattiva, vitale e generativa".
Il calo della popolazione in età lavorativa – tra i 15 e i 64 anni – è una delle principali sfide per il sistema produttivo nazionale. Nei prossimi dieci anni tutte le province italiane registreranno un segno negativo. La perdita più alta in valore assoluto sarà a Napoli (-236.677 persone), mentre Prato (-1,1%, 1902 unità come valore assoluto), insieme a Parma (-0,6%) e Bologna (-1,4%), si conferma tra i territori più dinamici. "La crisi demografica, però, non è solo un fatto numerico: è un tema di coesione, di crescita, di visione. Il modello pratese, rafforzato da una visione come quella proposta da Futura, può diventare un punto di riferimento per tutto il Paese – dicono da Confartigianato – , ma richiede impegno continuo, investimenti coraggiosi e una responsabilità condivisa tra istituzioni, imprese e comunità".