REDAZIONE PRATO

Esplosione a Calenzano: il racconto di Giuliano Venturi, volontario della Croce d’Oro

Giuliano Venturi, vicino al deposito Eni durante l'esplosione, racconta il terrore vissuto e la fuga dall'incendio.

Giuliano Venturi, vicino al deposito Eni durante l'esplosione, racconta il terrore vissuto e la fuga dall'incendio.

Giuliano Venturi, vicino al deposito Eni durante l'esplosione, racconta il terrore vissuto e la fuga dall'incendio.

"Mi sento veramente un miracolato. Non so quale santo sia stato lì a proteggermi. Sono ancora sotto shock". Giuliano Venturi, volontario della Croce d’Oro di Prato, si trovava a cento metri dal deposito dell’Eni di via Erbosa 27 a Calenzano quando è avvenuta l’esplosione. Stava lavorando all’interno di una ditta quando è stato letteralmente investito dai vetri delle finestre che si sono frantumati in mille pezzi e quando le scaffalature sono crollate sulle persone facendo cadere tutto per terra.

"Sembra l’inferno" – aggiunge Venturi – "Lavoro per una ditta che fornisce i rifornimenti per le macchinette del caffè. Erano circa le 10,20 quando abbiamo sentito un boato, poi i vetri si sono rotti e ci hanno investito. Tutto crollava, era l’inferno. Abbiamo pensato subito che si trattasse del terremoto. Ero vicino a un amico e cliente, d’istinto l’ho preso e abbracciato". A quel punto all’interno della ditta è scoppiato il panico ed è stato detto a tutti di lasciare l’edificio.

"Ancora non sapevamo quello che era accaduto" – prosegue Venturi visibilmente scosso per quanto ha vissuto – "Ci hanno avvertito che si trattava dello stabilimento dell’Eni, che si trova un paio di strade più in là rispetto alla ditta dove ero io. Ci hanno detto: ‘scappate, scappate. C’è stata un’esplosione al deposito. Potrebbero essercene delle altre, più forti. Andate via’. Infatti non c’è stata una sola esplosione ma diverse, una dopo l’altra. Siamo usciti in strada. Sono corso al mio furgone, mi tremavano le gambe. Si vedeva la lunga colonna di fumo nero di fronte a noi. L’aria era irrespirabile".

Venturi è salito sul furgone trovando una parte del soffitto che era crollata. Ha messo in moto per scappare ma le strade si erano già riempite di persone: chi fuggiva a piedi, chi in auto. Sono stati attimi concitati e di terrore, paura che potesse avvenire un’altra esplosione ancora più forte e che li potesse travolgere.

"Siamo andati via passando dal muro che delimita la zona avendo il timore che un’altra esplosione ci colpisse mentre passavamo" – spiega ancora – "E’ stata una sensazione bruttissima che dopo ore avevo ancora addosso: le gambe non smettevano di tremare".

Una volta salito sul furgone Venturi si è messo in coda ma la circolazione nella zona era già paralizzata. Ha visto sfrecciare le macchine dei soccorritori, arrivati in pochissimi minuti.

"Ho anche provato a chiamare i soccorsi, ma non ci sono riuscito. I cellulari hanno avuto un black out. Tutto il sistema era andato in tilt. E’ stato terribile non potrò mai dimenticarlo".

I vigili del fuoco sono arrivati in una manciata di secondi e, fortunatamente, sono riusciti subito a mettere sotto controllo l’incendio evitando che il fuoco potesse arrivare alle cisterne creando danni ancora maggiori.

"Ho scritto al mio amico e clienti per sapere come stava" – dice ancora Venturi – "Mi ha riferito che gli fischiavano gli orecchi a causa del boato. Per fortuna, io non ho avuto nessuna conseguenza ma la paura è stata davvero tanta. Non riesco a stare tranquillo, mi porterò dietro quella sensazione per lungo tempo".

La zona era piena di gente che, come Venturi, si è riversata in strada cercando di allontanarsi da quell’inferno di fumo e fiamme e dal terrore che ci potesse essere un’esplosione ancora più forte.