Episodi di bullismo durante l’assemblea scolastica. Assolta l’ex preside dopo cinque anni dai fatti

Assoluzione piena per preside e vicepreside del liceo artistico di Pistoia, accusati di falsi ideologici e diffamazione legati a episodi di bullismo. Procura aveva chiesto condanne, ma il tribunale ha stabilito che i fatti non sussistono. Motivazioni della sentenza in attesa.

Assolte con formula piena. Preside, residente a Prato, e vicepreside, all’epoca dei fatti, del liceo artistico Policarpo Petrocchi di Pistoia. Non vi furono falsi ideologici, né diffamazione nella vicenda della drammatica assemblea d’istituto del 29 marzo 2019, in cui avvennero atti di bullismo verso una studentessa. Il tribunale di Pistoia ha pronunciato la sentenza che chiude il processo. Assoluzione perché il fatto non sussiste per i primi tre episodi di falso che erano stati contestati alla ex preside Elisabetta Pastacaldi, 68 anni, di Prato, e assoluzione, per non aver commesso il fatto per diffamazione. La ex dirigente del Petrocchi era difesa dagli avvocati Carlotta Taiti e Massimo Taiti di Prato. E assoluzione, perché il fatto non sussiste, per la vicepreside Angela Borselli, 55 anni, di Pistoia, difesa da Paolo Frosini, per l’unico episodio di falso contestato. Prova non raggiunta, come si ricorderà, per l’accusa di rivelazione del segreto d’ufficio per il quale era stata chiesta l’assoluzione. La procura aveva chiesto la condanna a 1 anno e 2 mesi per Pastacaldi e 8 mesi per la vicaria Borselli. In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza, i difensori ritengono che possa essere stata accolta la linea difensiva: e cioè che non vi era stata alcuna irregolarità nel regolamento (approvato nel 2018), che aveva portato alla sospensione di 30 giorni, con obbligo di frequenza e svolgimento di lavori socialmente utili, nei confronti di due studenti del Petrocchi, parte civile.

Un fatto che ebbe un’eco molto vasta per i presunti atti di bullismo nei confronti di una ragazza durante l’assemblea della scuola e poi per i provvedimenti che furono presi. Le due sospensioni, come si ricorderà, erano al centro dell’accusa. Un provvedimento che, nella prospettazione del pm, sarebbe stato messo agli atti della scuola solo dopo quella drammatica assemblea, da qui l’accusa di falsità ideologica. La preside non aveva mai fatto i nomi dei ragazzi, ma come sostenne il pm: "Li aveva indicati come coloro che si erano macchiati di una colpa gravissima". Da qui l’accusa di diffamazione. Sul verbale scolastico del 2018, prodotto in aula dalla difesa, aveva puntato l’avvocato Carlotta Taiti: esisteva prima di quella drammatica assemblea. In quel verbale il consiglio di istituto aveva approvato il nuovo regolamento.

l.a.