
Salvare le piante da frutto rare e recuperare le coltivazioni perdute. Non è una missione impossibile, richiede solo tanto lavoro e passione per la ricerca. Migliaia di veicoli ogni giorno percorrono via Regina Margherita per andare verso Pistoia o Firenze e pochi automobilisti sanno che dietro il lungo muro in pietra davanti al parco del Bargo c’è l’Oasi Apistica Le Buche, il regno della biodiversità dove sono tornate a fiorire tante piante da frutto che erano scomparse in Toscana. Andrea Campani, pensionato, da quando ha lasciato il lavoro in filatura si dedica a tempo pieno alla coltivazione di frutti e ortaggi antichi all’oasi apistica ed è l’anima di questo piccolo regno vegetale dove le api sono gli unici animali presenti. Due i sogni di Andrea Campani, che guarda sempre avanti: creare una scuola per apicoltori e la ‘banca del seme’.
Intanto, occorre ricordare che il podere Le Buche porta il nome di Giuseppe Bennati, il fondatore di questo grande progetto cresciuto, a piccoli passi, all’ombra del parco del Bargo e della villa medicea. L’oasi è un orto ‘gioiello’ dove convivono le normali coltivazioni (i baccelli, le zucchine, i pomodori, i girasoli, frutteti vari) con le specie che si erano quasi estinte in Toscana e in Italia. Il 2021, ad esempio, è stato l’anno della piantumazione del cotone, quest’anno il terreno è stato troppo duro e c’è una minor fioritura. Il 2022 segna la grande laboriosità delle api che non soffrono il caldo ma sono minacciate dai calabroni. "Le api quest’anno – racconta Andrea – hanno fatto un grande lavoro, hanno impollinato tutto quello che trovavano. Da 4 arnie oggi siamo arrivati ad averne 11 e vorremmo creare una scuola per apicoltori. Durante l’anno organizziamo momenti conoscitivi e di approfondimento ma per diventare apicoltori serve esperienza e formazione e questa può farla un apicoltore. Per proteggerle abbiamo installato trappole per calabroni perché sono troppi. In natura ci deve essere equilibrio fra prede e predatori e considerando che la vita di un’ape è breve, dobbiamo tutelarle".
All’oasi apistica sono stati piantati molti pomodori Borsa di Montone che in Val Bisenzio hanno avuto una rinascita, poi il ‘Cocomero moscatello’, un frutto a polpa gialla che un tempo era tipico della zona pistoiese. "Fra le biodiversità che in questi anni siamo riusciti a coltivare – sottolinea Andrea – ricordo il fico perticone, la pera giugnolina, l’albicocca luizet, la mela renetta Valder, la pera volpina, il susino Ubaldo Gavazzi, i ceci neri. Questi ultimi sono più duri ma buonissimi". La produzione degli alberi da frutto all’oasi quest’anno è eccezionale: mele e susine sono in quantità mentre in sofferenza si mostrano i fichi. "Le foglie – prosegue Andrea Campani – sono accasciate, la siccità in questo caso ha lasciato il segno. L’oasi ha risorse proprie di acqua, ma è necessaria la pioggia. Agosto è il mese della maturazione dei fichi e un po’ di pioggia avrebbe fatto bene. L’anno scorso siamo riusciti a salvare un fico e ad avere un buon raccolto di cotone, quest’anno il terreno è duro. Nel secolo scorso qui c’era la piantagione del cotone grazie al terreno argilloso poi anche questa si era perduta".
L’oasi apistica potrebbe ambire a diventare ‘Banca del seme’ in quanto qui sono custoditi e selezionati i semi di frutta e verdura in grande quantità, fra rari e conosciuti ma è un progetto che richiede il supporto di figure qualificate: "Il disciplinare della Regione Toscana – aggiunge Campani – per ottenere le autorizzazioni come banca del seme è complesso: serve un agronomo, un esperto in prodotti fitosanitari e biologici e una persona che possa seguire tutta la burocrazia necessaria. Questo ci consentirebbe di avere dei finanziamenti per migliorare le attrezzature e poter fare più attività". Durante l’anno le scuole del territorio portano i bambini a visitare l’oasi e a fare prove pratiche di semina della verdura. E l’entusiasmo dei piccoli con le mani nella terra è sempre alle stelle.
M. Serena Quercioli