Don Spagnesi vuole risarcire la parrocchia "Vendo casa e restituisco tutti i soldi spesi"

La Procura pronta a contestargli anche il reato di truffa dopo quello di tentate lesioni gravissime legato alla sua sieropositività

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di Sara Bessi

Don Francesco Spagnesi dice di voler risarcire i fedeli per quanto sottratto alla parrocchia dell’Annunciazione alla Castellina, di cui è stato parroco fino a poche settimane fa. Il sacerdote agli arresti domiciliari con l’accusa di traffico internazionale di droga, spaccio, appropriazione indebita dei soldi dei fedeli e tentate lesioni gravissime, fa sapere tramite i propri avvocati Federico Febbo e Costanza Malerba, di essere pronto a vendere una casa di proprietà della sua famiglia, nella zona di Pistoia, per destinare il ricavato a rifondere parrocchia e fedeli. Un’idea che don Spagnesi vorrebbe portare avanti di pari passo con il percorso di recupero dal tunnel della droga in cui è scivolato.

Proprio oggi gli operatori del Serd di Prato insieme a un assistente sociale faranno visita al sacerdote quarantenne nella struttura in cui si trova ai domiciliari per dare il via al piano di disintossicazione. "Don Francesco Spagnesi ha detto che vuole disintossicarsi, che vuole iniziare un percorso", fa sapere l’avvocato Febbo. E aggiunge in una dichiarazione all’Ansa: "Il massiccio uso di cocaina lo ha distaccato dalla realtà fino a fargli vivere una doppia vita". Secondo le ricostruzioni, il sacerdote avrebbe acquistato cocaina con le offerte date dai parrocchiani per aiutare le famiglie in difficoltà a causa del Covid. Con la scusa di chiedere denaro per aiutare i meno fortunati a superare la crisi economica, il religioso avrebbe incassato alcune decine di migliaia di euro in contanti, denaro poi usato per l’acquisto della droga. Secondo quanto spiegato dall’avvocato Febbo, in occasione dell’interrogatorio davanti al giudice il prete ha consegnato un elenco dei parrocchiani danneggiati con le relative cifre delle offerte date da ciascuno, affermando di volerli risarcire. Ad aprile la curia aveva inibito a don Spagnesi l’accesso al conto della parrocchia, insospettita dalle ingenti spese - si parla di circa 150.000 euro nel corso degli anni - che ne avevano praticamente prosciugato le casse. Ed è sulla modalità usata per racimolare denaro che gli investigatori stanno valutando l’ipotesi di contestargli un altro reato, quello di truffa, partendo dalla presa d’atto di presunti illeciti che l’ex parroco avrebbe commesso chiedendo denaro ai fedeli dopo l’interdizione del vescovo ad utilizzare i conti della parrocchia, inviando messaggi privati per chiedere aiuti economici da destinare "a famiglie bisognose cadute in povertà durante il Covid". Due querele per truffa, racconta l’Ansa, sarebbero già giunte in Procura da parte di altrettante persone, anche se i legali del sacerdote non hanno ancora ricevuto notizia di questo possibile nuovo capo d’imputazione. Che si andrebbe ad aggiungere a quello di tentate lesioni gravissime - l’ultimo di una lunga serie di reati contestati - in relazione alla sieropositività di don Francesco. In quest’ottica la parte offesa sarebbe il compagno del prete, Alessio Regina che, difeso dall’avvocato Antonio Bertei, ha acconsentito di sottoporsi al test ematico per verificare se abbia o meno contratto il virus a seguito dei rapporti non protetti. Il referto, arrivato ieri, ha dato esito negativo.