REDAZIONE PRATO

Appello di Confindustria: "La legalità è cruciale per la filiera della moda"

Dura presa di posizione dell’associazione di via Valentini alla luce dell’episodio di violenza a Montemurlo. "Occorrono impegno e responsabilità condivise".

Continuano senza sosta i controlli nelle aziende nel territorio pratese sia sul fonte fiscale che di sicurezza

Continuano senza sosta i controlli nelle aziende nel territorio pratese sia sul fonte fiscale che di sicurezza

Confindustria Toscana Nord torna a chiedere legalità nella filiera della moda, dopo che per anni "l’esistenza di problemi molto gravi è stata denunciata da questa associazione in relazione al comparto abbigliamento e al ’distretto parallelo’ di imprese straniere. Una posizione rimasta inascoltata per troppo tempo". E anche se ora l’aria sembra cambiata con interventi da parte di magistratura, forze dell’ordine, amministrazioni ed enti come "pure il contributo dato da iniziative come ’Lavoro sicuro’ della Regione Toscana parziale ma rilevante", per Ctn diventa "difficile e lungo recuperare una situazione trascurata per troppo tempo". "Le imprese sane e corrette sono già da lungo tempo impegnate a garantire a se stesse la collaborazione con partner produttivi altrettanto sani e corretti – dice la presidente di Ctn Fabia Romagnoli – . Lo stanno facendo con convinzione per senso etico e di responsabilità oltre che per la sollecitazione della propria committenza finale, preoccupata anche delle ricadute negative di immagine quando viene alla luce il loro ricorso diretto o indiretto a subfornitori fuori dalle regole".

Romagnoli ricorda che "certificazioni, audit di soggetti terzi specializzati e vigilanza però non bastano. La vigilanza diretta verso altre aziende non può varcare certi limiti: le imprese private non hanno i poteri ispettivi delle forze dell’ordine – spiega – Gli audit hanno a loro volta significative carenze di efficacia. Cosa rimane? Un’attenzione sempre più rigorosa da parte delle imprese committenti, tutte: da quella apicale a quelle che lungo la filiera sono nello stesso tempo subfornitori ma anche committenti di altre aziende". Secondo la presidente occorre prima di tutto "che si valuti la congruità dei compensi richiesti: se questa non c’è, è un segnale di possibile illegalità". Un’attenzione elementare deve esserci in tutte le fasi, a cominciare dalla prima e fondamentale committenza. "Ma alle aziende non può essere fatto carico totale del problema. Aziende che lavorano per conto di altri e che sono aperte e attive, regolarmente registrate, dovrebbero essere di default affidabili – aggiunge Romagnoli –. La situazione è almeno in parte sfuggita di mano ai controlli dello Stato e le imprese scorrette sono tante e non sempre facilmente individuabili. Bisogna ripartire dal rafforzare e ampliare il sistema dei controlli da parte delle autorità". Per Francesco Marini, presidente sezione Sistema moda di Ctn "la moda è un pilastro del Made in Italy. Salvaguardare la moda significa salvaguardare gli interessi nazionali. Le aziende pratesi sono consapevoli della delicatezza della situazione e lo dimostrano azioni dal codice etico alla promozione del Durc, fino all’impegno per la tracciabilità attraverso la digitalizzazione. Armi, soprattutto le prime, insufficienti a garantire il ricorso a subforniture affidabili".

Come sezione Sistema moda "lavoriamo per sensibilizzare le imprese e i loro interlocutori e per individure soluzioni tecnologiche che favoriscano la tracciabilità". Marini informa che Confindustria Moda ha sottoscritto a maggio, con le massime autorità lombarde, il Protocollo per il contrasto all’illegalità negli appalti nella filiera produttiva. "E’ un atto che potrebbe essere esteso alla realtà pratese. Da questo protocollo è scaturita l’opportunità di elaborare un progetto di legge nazionale che stabilisca meccanismi di tutela della legalità nelle filiere della moda".