GIOVANNI FIORENTINO
Cronaca

Il valore della Memoria. Medaglia d’onore a Giuseppe Torrini. Fu internato a Dortmund

La commozione della moglie Bruna, 95 anni: "Una gioia per la quale ho dovuto attendere anni, ma è arrivata". La cerimonia in prefettura.

La commozione della moglie Bruna, 95 anni: "Una gioia per la quale ho dovuto attendere anni, ma è arrivata". La cerimonia in prefettura.

La commozione della moglie Bruna, 95 anni: "Una gioia per la quale ho dovuto attendere anni, ma è arrivata". La cerimonia in prefettura.

"Una gioia per la quale ho dovuto attendere anni, arrivata alla fine della vita". Bruna Leporatti, 95 anni, ha così commentato il conferimento della medaglia d’onore da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla memoria del marito Giuseppe Torrini. A consegnarla alla vedova ed ai familiari, il prefetto Michela La Iacona, ieri mattina in prefettura in occasione della "Giornata degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi durante la seconda guerra mondiale".

Torrini, residente a Carmignano, fu infatti uno delle decine di migliaia di soldati italiani che, dopo l’8 settembre del 1943, furono chiamati a scegliere tra il continuare la guerra al fianco dei tedeschi o restare fedeli all’Italia, accettando l’armistizio con gli Alleati con il rischio di essere fucilati da coloro che nel giro di ventiquattr’ore erano passati da commilitoni a nemici. Giuseppe, quel giorno, si trovava a combattere in Grecia e messo dinanzi alla scelta, rifiutò di continuare a combattere con l’Asse.

Una decisione che costò cara a lui ed ai militari italiani che decisero di schierarsi contro i nazifascisti: il 9 settembre fu deportato e internato nei lager nazisti nei pressi di Dortmund, trascorrendo due anni da prigioniero. Torrini riuscì a tornare a casa, a piedi ed in condizioni fisiche precarie a causa della fame patita nei campi, solo due anni dopo, a seguito della liberazione del campo da parte delle forze alleate.

"La consegna della medaglia d’onore alla memoria del signor Torrini rappresenta, per la nostra comunità e per lo Stato, un atto di profonda gratitudine – ha detto il prefetto La Iacona durante la cerimonia - La memoria, soprattutto quando è dolorosa, è un patrimonio che ci interpella e ci obbliga a ricordare che i diritti fondamentali della persona, che oggi consideriamo acquisiti ed irrinunciabili, furono un tempo negati con brutalità. Coltivare la memoria – ha chiuso il prefetto – significa riaffermare, con forza, che la libertà, la democrazia e la dignità umana non possono mai essere messe in discussione".

Nel corso della cerimonia è stato proiettato un video realizzato dall’A.N.E.I. – Associazione Nazionale Ex Internati, le cui immagini hanno rievocato il dramma vissuto da coloro che subirono l’abominio della deportazione. La testimonianza di un sopravvissuto ha reso tangibile le inumane condizioni cui erano costretti i prigionieri.

Jasmine Polvani e Matilde Maria Ciani, della Consulta Provinciale degli Studenti, hanno dato lettura dei messaggi fatti pervenire dal presidente nazionale dell’A.N.R.P. – Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia e dal presidente Anei di Firenze. "Prato, città profondamente segnata dalla guerra e dalla ricostruzione, conosce il valore della memoria e il prezzo della libertà – ha concluso Gabriele Alberti, presidente provinciale di Aned - Lo dimostrano le tante iniziative promosse in questi anni per ricordare i deportati degli scioperi del marzo del ’44 e certamente gli IMI e per tenere viva la loro testimonianza".

Giovanni Fiorentino