Don Spagnesi verso l’addio all’abito talare

Chiusa la fase preliminare del procedimento canonico. Nerbini chiama il sacerdote a colloquio prima di chiedere il processo a Roma

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Don Francesco Spagnesi si trova di fronte a un bivio: lasciare l’abito talare di sua sponte oppure affrontare il procedimento canonico che, come pena massima, ha proprio la riduzione allo stato laicale. Non sono finite le grane per l’ex sacerdote della chiesa dell’Annunciazione alla Castellina al centro di uno scandalo nel settembre scorso quando venne arrestato per lo spaccio della droga consumata durante i festini a luci rosse per soli uomini. Il procedimento penale si è chiuso in tempi rapidi con il patteggiamento a tre anni e otto mesi (era assistito dagli avvocati Costanza Malerba e Federico Febbo). Resta in piedi quello canonico la cui fase preliminare si è conclusa nei giorni scorsi. I documenti raccolti sono già stati inviati alla Congregazione del clero a Roma e adesso spetterà al vescovo Giovanni Nerbini chiedere il processo per l’ex parroco. Ma prima di decidere il vescovo ha chiamato a colloquio don Spagnesi a cui nel frattempo è stata inibita la possibilità di dire la messa e impartire i sacramenti. Durante il colloquio privato, Nerbini avrebbe chiesto a Spagnesi quali sono le sue intenzioni: se lasciare spontaneamente l’abito talare oppure se affrontare il processo canonico che lo porterebbe, quasi sicuramente, alla pena della riduzione allo stato laicale. Se decidesse di lasciare l’abito il processo canonico non verrebbe fatto. L’ex parroco della Castellina ha preso tempo fino alla fine dell’estate. Oltre che dello spaccio e del consumo della droga, Spagnesi deve rispondere di appropriazione indebita dei soldi dal conto corrente della parrocchia (circa 180.000 euro) e delle offerte dei fedeli prese con la scusa di devolverle in opere d bene.

E’ chiaro che se don Spagnesi decidesse di abbandonare l’abito eviterebbe molti imbarazzi. Un altro processo significherebbe continuare a parlare di episodi scomodi che hanno travolto una intera comunità. E della posizione della Diocesi che, come emerso dalle carte dell’inchiesta penale, era al corrente da tempo della tossicodipendenza del suo parroco.

Nei mesi scorsi, era già trapelata l’intenzione di Spagnesi di abbandonare l’abito ma ieri, interpellato in merito, ha preferito non commentare lasciando la gestione dell’intera faccenda alla Diocesi. L’ex sacerdote della Castellina vive dalla sorella ed è ancora in cura al Sert per cercare di disintossicarsi. Un percorso lungo e doloroso dal quale non è uscito.

Laura Natoli